Entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?”. Gesù rispose loro: “Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?”. Essi discutevano fra loro dicendo: “Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta”. Rispondendo a Gesù dissero: “Non lo sappiamo”. Allora anch’egli disse loro: “Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose” (Mt 21, 23-27).
Gesù non cade nell’inganno che gli pongono i capi del popolo, per cui non risponde alla loro domanda, anche perché se ne distaccano loro stessi. Se sono capi religiosi dovrebbero essere in grado di discernere, ma in realtà vogliono agire d’astuzia: nel loro cuore hanno già deciso di uccidere Gesù. Vogliono solo mascherare la loro vera intenzione. Quanti modi di parlare e di giudicare non sono ricerca di verità, ma vogliono solo nascondere la vera intenzione di eliminare chi dà fastidio. Ma la vigilanza del salvatore non è raggirabile.
L’autorità divina non è una forza della natura. È il potere dell’amore di Dio che crea l’universo e, incarnandosi nel Figlio Unigenito, scendendo nella nostra umanità, risana il mondo corrotto dal peccato. Scrive Romano Guardini: “L’intera esistenza di Gesù è la traduzione della potenza in umiltà…è la sovranità che qui si abbassa alla forma di servo” (Il Potere, Brescia 1999, 141.142).
Spesso per l’uomo l’autorità significa possesso, potere, dominio, successo. Per Dio, invece, l’autorità significa servizio, umiltà, amore; significa entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli (cfr Gv 13, 5), che cerca il vero bene dell’uomo, che guarisce le ferite, che è capace di un amore così grande da dare la vita, perché è Amore. In una delle sue Lettere, Santa Caterina da Siena scrive: “È necessario che noi vediamo e conosciamo, in verità, con la luce della fede, che Dio è l’Amore supremo ed eterno, e non può volere se non il nostro bene” (Ep. 13).
(cfr. O. Benzi – Pane Quotidiano; Benedetto XVI° – Commenti ai Vangeli)