Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”.
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”.Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei. (Lc 1, 26-38)
Nel nostro vocabolario la parola “grazia” ha un significato prevalentemente religioso. In teologia parliamo della grazia santificante, adiuvante, sacramentale ecc. Quando apostrofa la Vergine Maria con il titolo di “piena di grazia”, pensiamo immediatamente alla santità suprema della Madre di Dio, alla sua concezione immacolata. Per i lettori del vangelo in lingua greca, la parola invece conserva ancora una risonanza dell’uso profano. Il greco Charis significa originariamente bellezza, leggiadria. Quindi, letteralmente, l’angelo dichiara a Maria che è la più bella. Ai nostri orecchi è un appellativo troppo profano. Eppure vale la pena osservare il nesso fra le parole. Grazia significa senza dubbio bellezza, ma bellezza eterna, che nel nostro mondo è prevalentemente interiore, anche se destinata a rivelarsi pure esteriormente.
In genere le persone hanno solo una cognizione superficiale della bellezza, quella esteriore, che svanisce presto. La vita spirituale comincia con il risveglio del senso della bellezza interiore, eterna. Già Platone lo constatava. Il cristianesimo fa aprire gli occhi. La fede mostra la bellezza di nuovi orizzonti. Dio viene a noi nella tenerezza solida della Sacra Famiglia, partorito da donna. Questa verità fondamentale della nostra fede è il programma di tutta la vita spirituale cristiana. I pastorelli a Betlemme rimasero pienamente convinti, dalla bellezza assaporata osservando la Sacra Famiglia. Nell’Avvento Gesù non viene come è già venuto nella terra d’Israele, ma viene per ognuno di noi, singolarmente. Viene espressamente per me. Dio parla con i fatti, e ogni anno l’Avvento è sempre un grande recupero di verità ed energia spirituale, a partire da un fatto che Dio ha voluto, su cui è bello soffermarsi per riconoscerlo e trarne ogni grazia.
(Cfr. T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)