Di Marina Casini da Avvenire del 15/12/2022
La composizione del nuovo Comitato nazionale per la Bioetica, punto di riferimento del governo e del parlamento in materia di bioetica e biodiritto, è per il Movimento per la Vita motivo di gioia e di speranza. Ci siamo sentiti in gran parte tra amici, prestigiosi e autorevoli per competenza, professionalità, onestà intellettuale; amici che stimiamo e ai quali auguriamo un lavoro fruttuoso, sereno e coraggioso.
Il Cnb ha un compito più complesso rispetto al passato: nel tempo le questioni da affrontare sono divenute sempre più delicate e difficili, il confronto sempre più articolato ed esigente, la dimensione nazionale nel campo delle scienze della vita e della salute sempre più inglobata in quella internazionale, la rivoluzione biotecnologica sempre più trasformazione sociale, le sfide sempre più alte e la richiesta di discernimento e saggezza sempre più forte. Le aggressioni contro la vita umana e la famiglia sono divenute più frequenti e sofisticate. Gran parte di esse investe l’area della generatività. Rispetto alle offese, pur gravissime e diffuse, riguardanti altre fasi della vita umana, quelle che si dispiegano nell’area della generatività presentano una caratteristica peculiare: l’attacco ha come obiettivo quello di cambiare il modo di pensare dei popoli, cioè di cambiare i criteri del giudizio morale e giuridico. È facile osservare la crescente pretesa di affermare l’aborto come “diritto umano fondamentale”, la rivendicazione del “diritto al figlio”, il reclamo dei “diritti della scienza”. Le pretese non si fermano di fronte alla morte inflitta ai molti figli in viaggio verso la nascita o appena generati in provetta, né alle possibili manipolazioni della genitorialità. Si vorrebbe anche la distruzione dell’idea di matrimonio, famiglia, maternità e paternità, della dimensione sessuata di uomo e donna. Il transumanesimo e tutte le possibili manipolazioni dell’umano mettono poi l’asticella ancora più in alto.
Da dove partire? Ora come non mai la “questione antropologia” è al centro di tutto e non può essere evasa. Come non risentire l’eco delle parole di Heidegger – «Nessuna epoca ha saputo conquistare tante e così svariate cose come la nostra. Eppure in nessuna epoca l’uomo è divenuto così problematico come nella nostra» – e di Scheler – «Nella storia di oltre diecimila anni questa è la prima epoca in cui l’uomo è diventato per sé radicalmente e universalmente problematico. L’uomo non sa più chi egli sia». Chi è l’uomo? Il Cnb è nel cuore di questa domanda. Gli stessi diritti dell’uomo crollano nell’inconsistenza, o addirittura si capovolgono in inedite oppressioni contro l’uomo, se viene ignorato il problema del soggetto che ne è titolare, o, peggio, se la norma giuridica pretende di non “riconoscere” l’uomo, ma di “costituirlo” o di “definirlo” secondo certi parametri, oppure di discriminare tra “uomo” e “persona”. E se è vero che per rispondere e iniziare a costruire un nuovo percorso di civiltà è necessario porre coraggiosamente lo sguardo sul più piccolo degli uomini, l’essere umano nella fase più giovane della sua esistenza, come chiamava Lejeune il concepito. Il Cnb ha già in mano la bussola. Per cinque volte, infatti, ha dichiarato che l’embrione umano è un essere umano a pieno titolo, uno di noi. Lo ha affermato la prima volta nel 1996 nel parere su «Identità e statuto dell’embrione umano », lo ha ripetuto nel 2003 nel parere sulle cellule staminali e ancora nel luglio 2005 nel documento sull’“ootide”, e poi il 18 novembre 2005 nel parere sulla “adozione per la nascita degli embrioni crioconservati” e, infine, il 16 dicembre 2005 su «Aiuto alla donna in gravidanza e depressione post partum ». Ancora auguri al nuovo Comitato!