“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! “(Mt 7, 6.12-14)
“Entrate per la porta stretta”: la conversione non è indolore; se lo fosse, se stiamo vivendo un cattolicesimo annacquato nelle nostre scelte, essa non ci convincerebbe e ci verrebbe subito a mancare qualcosa. Stiamo adattando il cristianesimo e Gesù stesso ai nostri piacimenti. Inganniamo anzitutto noi stessi. Il vangelo totale richiede che domandiamo al Signore il nostro calice amaro e di berlo fino all’ultima goccia.
“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci”, pur conservando un atteggiamento di comprensione verso chiunque, evitando giudizi sfavorevoli nei confronti del prossimo, il credente deve usare “zelo discreto” e autentico discernimento ispirato alla sapienza cristiana, per non comunicare a persone non preparate e ben disposte i tesori del vangelo. Effettivamente nella vita pastorale si sperimenta anche questa situazione esistenziale, dove il vangelo viene frainteso e diventa motivo di rivolta.