Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.” (Mt 5, 1-12a)
Gesù, nuovo Mosè, “prende posto sulla cattedra della montagna” e proclama “beati” i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati (Mt 5, 3-10). Non si tratta di una nuova ideologia, ma di un insegnamento che viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere, per salvarla. Perciò, “il Discorso della montagna è diretto a tutto il mondo, nel presente e nel futuro…e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di Gesù, nel camminare con Lui” (Gesù di Nazareth p. 92). Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri. Quando, infatti, Dio consola, sazia la fame di giustizia, asciuga le lacrime degli afflitti, significa che, oltre a ricompensare ognuno di noi in modo sensibile, apre il Regno dei Cieli. “Le Beatitudini sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell’esistenza dei discepoli” (ibid., p. 97). Esse rispecchiano la vita del Figlio di Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli uomini sia donata la salvezza. “Le Beatitudini sono doni di Dio, dobbiamo rendergli grandi grazie per esse e per le ricompense che ne derivano, cioè il Regno dei Cieli nel secolo futuro, la consolazione qui, la pienezza di ogni bene e misericordia da parte di Dio… una volta che si sia divenuti immagine del Cristo sulla terra” (Pietro di Damasco, in Filocalia, vol 3, Torino 1985, p. 79).
Questo vangelo si commenta con la storia della Chiesa, la storia della santità cristiana. Sant’Agostino ci ricorda che “non giova soffrire questi mali, ma sopportarli per il nome di Gesù, non solo con animo sereno, ma anche con gioia” (De Sermone Domini in monte, I,5,13: CCL 35, 13). Scrisse, ad esempio, un sacerdote che era stato in prigione per la fede: “Era duro, eppure erano anni belli. Non so come spiegarlo.” Si tratta di un tipo di beatitudine che non si può spiegare a parole, ma che provano tutti quelli che accolgono il messaggio del vangelo. Invochiamo la Vergine Maria, la Beata per eccellenza, chiedendo la forza di cercare il Signore (cfr. Sof 2,3) e di seguirlo sempre, con gioia, sulla via della Beatitudine.
(cfr. Benedetto XVI° – Commenti ai vangeli – Ed Palumbi – Teramo 2021 – p. 262 – 263).