Michele Rinaldi, Cristianità n. 416 (2022)
Relazione, dal medesimo titolo, tenuta il 4 agosto 2022 alla Scuola estiva San Colombano, organizzata da Alleanza Cattolica dal 1° al 6 agosto a Fornovo di Taro, in provincia di Parma, sul tema San Giovanni Paolo II. Il suo Magistero e la Nuova Evangelizzazione.
Parlare di catechismo è avvicinarsi a uno dei punti cardine del carisma associativo di Alleanza Cattolica. Il suo fondatore, Giovanni Cantoni (1938-2020), chiudendo il convegno organizzato dall’associazione in occasione del ventesimo anniversario di promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, ha detto: «ricordo, a futura memoria, che l’attività iniziale del primo gruppo associativo è stata la lettura reciproca, ad alta voce, del Catechismo del Concilio di Trento, cioè l’unico catechismo universale allora a disposizione. Abbiamo colto come nostro specifico nel corso degli anni un elemento molto significativo, la cosiddetta dottrina sociale della Chiesa: nel tempo gli uomini e la Chiesa si sono trovati di fronte a problemi che prima non avevano» (1).
Il Catechismo di Giovanni Paolo II e i catechismi nella storia della Chiesa
Voglio partire proprio da questa affermazione, sottolineando che il primo catechismo universale nella storia della Chiesa è quello promulgato da Papa san Pio V (1566-1572) nel 1566, destinato ai parroci per la loro formazione e perché questi potessero a loro volta istruire i fedeli, nella prospettiva tutt’altro che secondaria di contrastare il diffondersi degli errori del protestantesimo. Il primo catechismo universale venne quindi donato alla Chiesa quarantanove anni dopo la pubblicazione delle 99 tesi di Martin Lutero (1483-1546), in un momento di radicali mutamenti: la crisi del Medioevo e la fine dell’unità religiosa della Cristianità, manifestazione evidente della prima tappa del processo rivoluzionario, appunto il protestantesimo. Il secondo catechismo universale — quello detto «di san Pio X» (1903-1914) è formalmente una sintesi aggiornata del catechismo detto «tridentino» (2), e comunque era originariamente destinato alle sole diocesi della provincia di Roma — è quello promulgato da san Giovanni Paolo II (1978-2005) nel 1992 e giunge non casualmente all’epilogo della vita storica della Cristianità occidentale, in quella che il regnante Pontefice ha sottolineato essere «non un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca» (3). La struttura di entrambi i testi è simile e consta di quattro parti: la Fede e il suo Simbolo; i Sacramenti; i precetti del Decalogo; l’orazione e in particolare il Padre nostro.
Più analiticamente, il catechismo del 1992 si articola così:
«Parte prima: La professione della fede:
«14 Coloro che per la fede e il Battesimo appartengono a Cristo devono confessare la loro fede battesimale davanti agli uomini [Cf Mt 10,32; Rm 10,9]. Perciò, il catechismo espone anzitutto in che cosa consiste la Rivelazione, per mezzo della quale Dio si rivolge e si dona all’uomo, e la fede, per mezzo della quale l’uomo risponde a Dio (sezione prima). Il Simbolo della fede riassume i doni che Dio fa all’uomo come Autore di ogni bene, come Redentore, come Santificatore, e li articola attorno ai “tre capitoli” del nostro Battesimo, e cioè la fede in un solo Dio: il Padre Onnipotente, il Creatore; e Gesù Cristo, suo Figlio, nostro Signore e Salvatore; e lo Spirito Santo, nella santa Chiesa (sezione seconda).
«Parte seconda: I sacramenti della fede
«15 La parte seconda del Catechismo espone come la salvezza di Dio, realizzata una volta per tutte da Gesù Cristo e dallo Spirito Santo, è resa presente nelle azioni sacre della Liturgia della Chiesa (sezione prima), particolarmente nei sette sacramenti (sezione seconda).
«Parte terza: La vita della fede
«16 La parte terza del Catechismo presenta il fine ultimo dell’uomo, creato ad immagine di Dio: la beatitudine e le vie per giungervi: un agire retto e libero, con l’aiuto della legge e della grazia di Dio (sezione prima); un agire che realizza il duplice comandamento della carità, esplicitato nei dieci comandamenti di Dio (sezione seconda).
«Parte quarta: La preghiera nella vita della fede
«17 L’ultima parte del catechismo tratta del senso e dell’importanza della preghiera nella vita dei credenti (sezione prima). Si conclude con un breve commento alle sette domande della Preghiera del Signore (sezione seconda). In esse troviamo infatti l’insieme dei beni che dobbiamo sperare e che il nostro Padre celeste ci vuole concedere» (4).
Merita una sottolineatura la scelta, operata già per il primo catechismo quasi cinque secoli fa, della struttura per domande e risposte, particolarmente efficace e oggi più che mai attuale (5).
Un «cosmo semantico»
L’autore svizzero, esponente della scuola cattolica contro-rivoluzionaria, Gonzague de Reynold (1880-1970) afferma: «Ho detto spesso, facendo un poco di humour, che il nostro tempo avrebbe bisogno, prima di ogni altra riforma, di un vocabolario ben fatto. Paradosso apparente, ma verità di fondo. Pensate a tutto il male causato nel mondo da un cattivo vocabolario, qual è stata l’Encyclopédie. Questi grossi volumi hanno operato come esplosivo. Hanno preparato la Rivoluzione francese, portandola a compimento negli spiriti. Se mettessimo qualcuno a redigere una contro-Encyclopédie, un’enciclopedia che edifichi, renderemmo alla nostra epoca il maggior servizio che degli intellettuali possano rendere a essa. Il punto di partenza sta nel pensar bene» (6).
In questa prospettiva si può certamente affermare con Giovanni Cantoni che «il Catechismo della Chiesa Cattolica è una contro-Encyclopédie, arrivato per le strade e i personaggi più diversi; c’è la linea scritta dalla storia e quella scritta dalla Provvidenza. Nel nostro mondo, nel 1992, è comparso un testo in cui veniva ridescritto intenzionalmente il mondo con termini la cui coerenza intrinseca derivava dalla coerenza e dalla capacità di chi produceva il testo, ovvero Santa Romana Chiesa. Papa Benedetto XVI ha usato l’espressione “cosmo semantico”, ovvero l’ordine dei significati, per ridare senso alle parole della teologia e per riutilizzare in modo coerente i concetti di uso corrente» (7).
Se riusciamo a fare nostro questo ordine — «cosmos» significa proprio «ordine» —, anche il nostro agire acquisterà un senso e una efficacia nuovi. Guardando il contesto in cui viviamo, verifichiamo sempre più concretamente e dolorosamente la verità dell’analisi del magistero pontificio, almeno a partire da quello del venerabile Pio XII (1939-1958) che, constatando il tramonto della Cristianità, afferma l’esigenza di una «nuova evangelizzazione» a favore dei «nuovi pagani» (8), come li ha chiamati Benedetto XVI (2005-2013), che non sono, secondo un desueto immaginario sul tema, popoli che abitano «ai confini della terra» e non ancora raggiunti dai missionari, ma siamo noi e i nostri contemporanei occidentali, non più destinatari di una adeguata catechesi (9).
«È vero che il cristianesimo non è una dottrina — lo si è detto soprattutto per rifiutare quella parte di dottrina che nel cristianesimo è presente —, ma per dirsi cristiani occorre innanzitutto credere che Dio esiste, quindi che si sia rivelato, altrimenti non posso prestarGli fede.
«Abbiamo colto come nostro specifico nel corso degli anni un elemento molto significativo, la cosiddetta dottrina sociale della Chiesa: nel tempo gli uomini e la Chiesa si sono trovati di fronte a problemi che prima non avevano.
«Quando la struttura sociale elementare era costituita dalla famiglia, o anche dalla famiglia allargata, non c’erano problemi di dottrina sociale, che invece nascono quando la vita si articola, diventa complessa ed è più difficile discernere il corretto comportamento all’interno della vita di tutti i giorni» (10).
Il Catechismo è dunque un modo per rimettere ordine nella visione del mondo, un intervento fondamentale per continuare la missione della Chiesa e dei suoi membri, sacerdoti, religiosi e laici, ossia per l’evangelizzazione, l’annuncio della buona notizia. «Le cose ci sono e devono essere “battezzate”, cioè qualificate; il Catechismo è un battesimo della prospettiva che interessa la nostra esistenza, da quando nasciamo a quando moriamo. Non è l’unico modo di leggere il Catechismo, ma questo approccio, ispirato dalla sensibilità per tutto ciò che è completo e organico, dà la possibilità di capire molte cose che altri forse non prendono in considerazione, aiuta a ridare senso alle parole della teologia e anche a quelle della vita di tutti i giorni» (11).
La Nuova Evangelizzazione, il Catechismo e l’apostolato di Alleanza Cattolica
La nuova evangelizzazione per essere efficace richiede una costante verifica della sua intelligibilità da parte dei destinatari. Per molteplici ragioni, nel tempo il messaggio percepito si è ridotto a un groviglio di divieti — fra i quali quelli più evidenziati sono stati, strumentalmente, quelli in tema di sessualità —, che lo fanno apparire tutt’altro che una «buona notizia». La pars construens, originariamente desumibile direttamente dalla forma della società che caratterizzava la civiltà cristiana occidentale e dall’esperienza esistenziale dei singoli, è venuta tragicamente meno e richiede di essere promossa e presentata in modo esplicito e autonomo. Se ciò non accade, il messaggio è inevitabilmente inefficace o addirittura controproducente. Il Catechismo svolge esattamente questa funzione, descrivendo di nuovo il quadro generale, incluse quindi le parti che in passato erano talora patrimonio dell’esperienza comune: per esempio, la bellezza e la funzione sociale della famiglia fondata sul matrimonio elevato a sacramento — segno efficace della Grazia di Dio —, indissolubile e protetto dalla fedeltà reciproca degli sposi e dalla loro apertura alla vita, a fronte di una prassi devastata e devastante che oggi caratterizza i rapporti fra le persone sotto il profilo della convivenza e della procreazione. Questa descrizione, che conferma il Vangelo come «buona notizia»,è il punto di partenza per un lavoro di «minoranze creative» (12), fra le quali vogliamo collocarci, impegnate a dare una testimonianza profetica, oggi appunto minoritaria, di quanto viene affermato in dottrina, consci della fondamentale importanza dei fatti per rendere più efficace l’annuncio. Per questo «bisogna sforzarsi di esercitare un apostolato d’ambiente, rivolto a tutti quelli che sono coinvolti in qualche modo con la vita comunitaria, per far loro presente che nella vita della Chiesa alcuni comportamenti sono privilegiati e altri meno» (13).
Sin dalla sua fondazione Alleanza Cattolica opera perché si formino annunciatori qualificati e credibili della Buona Novella. Preparati dottrinalmente con la frequentazione costante, aggiornata e possibilmente non mediata dei testi del Magistero, pronti a rendere ragione della speranza che è in loro (14); corroborati spiritualmente dalla frequenza dei sacramenti, dalla pratica costante della preghiera, in particolare quella del Rosario, e dagli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556). Credibili grazie alla loro vita quotidiana, alle loro famiglie, al loro modo di usare il tempo, alla gioia che sapranno trasmettere.
Le molteplici attività di annuncio, opportune et importune, della dottrina sociale della Chiesa e delle altre verità di fede e di diritto naturale a valenza sociale, censite nella rubrica La buona battaglia della rivista Cristianità, la promozione della pratica degli esercizi spirituali, soprattutto quelli predicati dai sacerdoti della congregazione Opus Mariae Matris Ecclesiae, gli incontri per bambini, ragazzi, giovani e famiglie, sono il nostro modo per servire la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo.
Concludo con le parole, meritevoli di costante meditazione e umile sforzo di sempre migliore comprensione, del fondatore di Alleanza Cattolica: «Il Padreterno che ama tutti, in modo molto diverso per ciascuno, vuole che ognuno manifesti al prossimo l’idea che vi è sempre un altro modo, un modo per tutti; la Chiesa è per tutti e dunque anche per noi» (15).
Michele Rinaldi
Note:
1) Giovanni Cantoni, Il «Catechismo della Chiesa Cattolica», «cosmo semantico» per il secolo XXI,relazione conclusivadel convegno su Vent’anni dopo. Il «Catechismo della Chiesa Cattolica» per la Nuova Evangelizzazione, organizzato il 19-5-2012 a Roma, da Alleanza Cattolica, da Cristianità e dall’IDIS, l’Istituto per laDottrina e l’Informazione Sociale (cfr. la cronaca in Cristianità, anno XL, n. 364, aprile-giugno 2012, pp. 29-32), in Cristianità, anno XL, n. 365, luglio-settembre 2012, pp. 23-26 (p. 23). Per rendere ancora più evidente il legame fra la Chiesa e l’Associazione, Cantoni ha fatto riferimento al riconoscimento canonico di Alleanza Cattolica: «Abbiamo vissuto una giornata tecnicamente emozionante, perché abbiamo incontrato e ascoltato qualcuno — il card. [Mauro] Piacenza, i vescovi mons. [Gianni] Ambrosio e mons. [Michele] Pennisi qualcuno — che è venuto a parlarci, mostrando dunque una disponibilità a prenderci sul serio. Dopo cinquant’anni Alleanza Cattolica ha ricevuto un riconoscimento ufficiale — è l’inizio, il battesimo, ma è già un passaggio significativo —, e ciò è accaduto non perché abbia modificato qualcosa di essenziale, pur se nel tempo siamo cresciuti, qualcosa si è svolto» (ibidem).
2) Il Catechismo di Pio X è la sintesi di un testo elaborato sulla base di quello del Concilio di Trento dal Congresso Catechistico Nazionale svolto a Piacenza nel 1889. Quando divenne Papa, Pio X lo promosse con l’enciclica Acerbo Nimis del 15 aprile 1905, ma indicando comunque come testo di riferimento il catechismo tridentino (cfr. par. 13,6).
3) Francesco, Discorso alla Curia romana per gli auguri di Natale, del 21-12- 2019.
4) Catechismo della Chiesa Cattolica, Prefazione.
5) Il Catechismo della Chiesa Cattolica, organizzato in modo differente, è stato seguito dal Compendio, del 2005, che riprende l’antico genere letterario catechistico, fatto di domande e risposte.
6) Gonzague de Reynold, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, trad. it., in Cristianità, anno XL, n. 364, aprile-giugno 2012, pp. 61-66 (pp. 61-62).
7) G. Cantoni, art. cit., p. 25. L’espressione «cosmo semantico» è in Benedetto XVI, Intervista concessa ai giornalisti durante il volo verso Amman, dell’8-5-2009.
8) Cfr. Joseph Ratzinger, I nuovi pagani e la Chiesa, 1959, trad. it., in Cristianità, anno XLV, n. 384-2017, marzo-aprile 2017, pp. 29-40.
9) «Le popolazioni che non hanno ancora ricevuto l’annuncio del Vangelo non vivono affatto soltanto nei continenti non occidentali, ma dimorano dappertutto, specialmente nelle enormi concentrazioni urbane che richiedono esse stesse una specifica pastorale. Nelle grandi città abbiamo bisogno di altre “mappe”, di altri paradigmi, che ci aiutino a riposizionare i nostri modi di pensare e i nostri atteggiamenti: Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede — specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’occidente — non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata. Ciò fu sottolineato da Benedetto XVI quando, indicendo l’Anno della Fede (2012), scrisse: “Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone”. E per questo fu istituito nel 2010 il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, per “promuovere una rinnovata evangelizzazione nei paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di eclissi del senso di Dio, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. A volte ne ho parlato con alcuni di voi… Penso a cinque paesi che hanno riempito il mondo di missionari — vi ho detto quali sono — e oggi non hanno risorse vocazionali per andare avanti. E questo è il mondo attuale» (Francesco, Discorso alla Curia romana per gli auguri di Natale, cit.).
10) G. Cantoni, art. cit., pp. 23-24.
11) Ibid., p. 25.
12) Benedetto XVI, Intervista con i giornalisti durante il viaggio aereo da Roma a Praga, del 26-9-2009.
13) G. Cantoni, art. cit., p. 24.
14) Cfr. 1 Pt. 3,15-17.
15) G. Cantoni, art. cit., p. 26.