Da Avvenire del 02/02/2023
Se il riferimento per il bene di tutti è la dignità della persona occorre partire dai più fragiliAltri ha evidenziato su queste pagine, da par suo, la ragione e il significato della Giornata per la Vita. Mi permetto qui di aggiungere quello che mi pare essere uno degli imperativi conseguenti per chiunque creda nel valore assoluto della persona umana: quello di rendere costantemente presente il proprio pensiero, per vincere il muro del silenzio, della censura, della menzogna che sovente circonda la vita nascente. In merito, già nel 1979 Carlo Casini affermava: « In ogni caso chi guida la vita politica, lasciando irrisolto questo problema, non può sperare che i difensori della vita umana finiscano con il dimenticarsene, né oggi né domani né tra molti anni».Sono fiducioso che la politica, al di là degli schieramenti, non lascerà irrisolto (o almeno tenterà di risolvere) quel problema, che rappresenta il problema dei problemi, inerendo direttamente alla questione antropologica e alle risposte, più o meno implicite, che si possono dare agli interrogativi inerenti se stessi e la natura umana. È evidente, quindi, che esso non rappresenta un tema periferico o solo morale, ma politicamente centrale e civile, in quanto su di esso si fondano una società e una cultura.Com’è possibile cambiare in meglio il mondo se non si pone l’uomo, ogni uomo, a partire dal più piccolo e indifeso, al centro? Anche e soprattutto in politica.A tal proposito, in Premesse della politica Giorgio La Pira sostiene che «per realizzare una buona politica è necessario partire da una giusta e vera concezione dell’uomo». Si tratta nuovamente della questione antropologica, poi ampliata mirabilmente da Benedetto XVI nell’enciclica Spe salvi e resa culturalmente centrale da papa Francesco nello stigmatizzare l’imperante «cultura dello scarto». Se nella pratica la politica non pare godere della stima di tanta parte della popolazione, è però comunemente accettata l’idea che essa debba essere un servizio al bene comune. E la tutela della vita umana rappresenta l’imprescindibile postulato, il fondamento primo, sia logico che culturale, affinché possa anche solo immaginarsi un bene comune. Questo, infatti, è il bene di tutti, quindi anche degli esseri umani più fragili, bisognosi dell’altrui solidarietà. Non è forse questa la condizione dell’uomo nel suo primo apparire all’esistenza?Mi rendo conto di toccare nervature sensibili tra i partiti, anche a causa delle ideologie del tramonto ‘900, che hanno spesso imbrigliato il dialogo sui valori fondanti. Dimentichi, almeno in apparenza, che qualsivoglia soluzione ai problemi trova rispondenza entro la concezione del mondo e dell’uomo che ne costituisce l’antecedente logico-filosofico. Ma ora, cadute le ideologie, a partire dal materialismo teorico, è possibile formulare un sogno: quello per cui i princìpi di giustizia, di eguaglianza, di solidarietà accettano di volgere lo sguardo sull’essere umano nel seno materno e su sua madre.È proprio impossibile pensare di vedere inseriti nei programmi di giustizia sociale provvedimenti di vicinanza alle gestanti in difficoltà, o almeno assistere a un reale dialogo tra tutte le forze politiche, nel nome dell’uomo, per ideare – tenendo conto delle variegate opinioni – strumenti diversi per conseguire obiettivi comuni?Allora davvero i diritti dell’uomo, riconosciuti anche al concepito e a sua madre, che è non di rado vittima di pressioni esterne e spesso lasciata in solitudine, si trasformano in diritti di tutti, anche degli stranieri. Affinché la qualità di uomo possa divenire più importante di quella di cittadino, dato che a questo l’uomo naturalmente preesiste, sia storicamente che logicamente.