Da Avvenire del 17/02/2023
Il vescovo Silvio Báez. Ma anche il gotha della Rivoluzione sandinista: gli scrittori pluripremiati Sergio Ramírez e Gioconda Belli, la femminista Sofía Montenegro, il giornalista e direttore di El Confidencial Carlos Chamorro, le attiviste Vilma Nuñez e Azahalea Solís, insieme ad altri 87 esponenti di spicco della società civile nicaraguense, al momento, esuli, per un totale di 94. Tutti «traditori della patria» e come tali privati della propria nazionalità. Lo ha deciso il giudice Ernesto Rodríguez del tribunale d’appello di Managua che ha disposto anche la spoliazione dei beni dei condannati. L’ennesimo colpo di mano del presidente Daniel Ortega è avvenuto una settimana dopo la liberazione di 222 detenuti politici e la loro espulsione negli Usa. Anche a questi ultimi era stata tolta la cittadinanza: la gran parte ha accettato quella spagnola, offerta loro dal governo. La trasformazione degli oppositori in apolidi è una delle nuove forme di repressione da parte del regime che ha intensificato la stretta dopo le proteste pacifiche dell’aprile 2018. Dopo aver stroncato nel sangue la rivolta, Ortega ha incarcerato migliaia di dissenti, reali o presunti. Decine di migliaia, per non finire in carcere, sono andati in esilio. Nel frattempo, le manifestazioni sono state proibite, i media indipendenti chiusi e le organizzazioni sociali imbavagliate. Nell’ultimo anno, la repressione si è concentrata sulla Chiesa, ultimo spazio di libertà rimasto nel Paese. Finora, nove sacerdoti sono stati condannati e, perfino, il vescovo Rolando Álvarez. Sei di loro erano nel gruppo dei 222 espulsi negli Usa. La poetessa Gioconda Belli ha risposto alla privazione della nazionalità pubblicando su Twitter la sue poesia Nicaragua, «patria di sogni e di pene».