La straordinaria Pala di Gand di Van Eyck e la sua simbologia, profondamente pasquale
di Michele Brambilla
Jan van Eyck (1390-1441), forse coadiuvato dal fratello Humbert (1366-1426) nelle prime fasi del lavoro, nel 1426 iniziò a dipingere per la cattedrale di Gand un’enorme polittico, oggi detto “dell’Agnello mistico” sulla base del suo pannello centrale. L’opera è talmente bella da aver attirato le mire predatorie di antiquari e tiranni: Adolf Hitler (1889-1945) braccò il polittico fino a sequestrarlo, nel 1942, ma esso fu poi restituito al Belgio grazie ai monuments men dell’esercito anglo-americano e si può ancora ammirare nel Duomo di S. Bavone a Gand.
Entrando all’interno dell’immenso pannello, esso descrive il trionfo dell’Agnello pasquale, adorato dall’intera Chiesa militante e trionfante. Al centro troviamo, infatti, un altare, ritto su un piccolo colle che richiama il Calvario: sopra la mensa si erge l’Agnello di Dio, che versa da un fianco il suo sangue in un calice eucaristico. Gli angeli che circondano l’altare sorreggono gli strumenti della Passione. L’Eucaristia altro non è se non la riproposizione sotto le specie sacramentali dell’unico sacrificio del Golgota, e su questo Van Eyck è molto esplicito.
In perpendicolare troviamo una fontana zampillante di forma ottagonale. Nel Battesimo siamo immersi nella morte e nella risurrezione di Cristo e dai Sacramenti ricaviamo l’acqua viva di cui Cristo parlò alla samaritana nel celebre brano di Gv 4,5-42. Gli otto lati della fontana simboleggiano la Risurrezione di Cristo. La settimana dell’uomo ha, infatti, sette giorni: l’ottavo è il giorno dell’eternità.
L’altare e la fontana sono la meta di quattro cortei, che iniziano nei pannelli a lato. Si tratta delle processioni dei giusti vissuti prima di Cristo (pagani ed ebrei), della gerarchia ecclesiastica, dei martiri maschi e dei martiri femmine. Sullo sfondo due città, forse una citazione del De civitate Dei di sant’Agostino d’Ippona (354-430), a ricordare l’eterna lotta tra bene e male, di cui la Pasqua di Cristo rimane il culmine.
I pannelli laterali segnano l’inizio dei cortei: sulla sinistra abbiamo giudici e cavalieri, emblema del laicato che, nella storia, decide di combattere per Cristo Re, sulla destra pellegrini ed eremiti, la Chiesa orante che sostiene questa lotta con le sue preghiere. La regalità di Cristo domina anche i pannelli centrali della cornice, dato che esattamente sopra l’Agnello sta un grande Cristo in trono. Egli, attorniato dalla Madonna e da san Giovanni Battista e cantato dalle schiere angeliche (tra gli strumenti che gli angeli utilizzano per cantare al Signore spicca la prima riproduzione pittorica di un organo a canne portatile), alza la mano destra benedicente mentre indossa la tiara pontificia e, ai suoi piedi, risplende una corona regale. Un modo per ribadire la doppia potestà della Chiesa (diretta nelle cose spirituali, indiretta in temporalibus), derivante direttamente da Cristo. Il panneggio rosso è una citazione dei cantici delle Lettere paoline, che vedono nella vittoria pasquale la suprema attestazione della regalità di Gesù.
L’ambizione di riassumere l’intera storia della Salvezza in un unico pannello è evidenziata dalla presenza, ai lati, di Adamo ed Eva. I progenitori sono ritratti mentre si coprono (Gn 3,7) subito dopo aver compiuto il peccato originale. Tra le prime conseguenze del peccato l’omicidio di Caino e Abele, ritratti sopra i genitori. Il peccato è stato però riscattato proprio dall’Agnello pasquale.
Sabato, primo aprile 2023