La basilica di Nostra Signora a Fatima, un capolavoro neobarocco che esalta la gloria di Maria e custodisce le tombe dei veggenti
di Michele Brambilla
In vista della GMG di Lisbona, questa rubrica propone una descrizione della basilica edificata dove il 13 maggio 1917 i tre veggenti, Giacinta Marto (1910-1920), Francisco Marto (1908-19) e la futura suor Lucia dos Santos (1907-2005), stavano giocando a costruire un muricciolo. Proprio in quel momento furono colti dal lampo che annunciava la presenza della Madonna.
La prima cappella fu edificata accanto all’albero sul quale apparve la Vergine (il leccio è oggi contrassegnato da un cero acceso), mentre la prima pietra dell’attuale basilica venne posata il 13 maggio 1928 senza sostituirla. La dedicazione avvenne il 7 ottobre 1953 e il titolo di basilica fu elargito da Papa Pio XII (1939-58), che proprio il 13 maggio 1917 era stato ordinato vescovo da Benedetto XV (1914-22).
L’edificio, in pietra calcarea locale, è lungo 70,5 m e largo 37. Il progetto della basilica è di un architetto olandese, Gerardus Samuel van Krieken (1864-1933). Van Krieken, pur prendendo a modello lo stile barocco, si discosta dagli stilemi tradizionali portoghesi. La chiesa non ha, infatti, due campanili, ma uno solo centrale, posto esattamente sopra l’ingresso, dato che deve abbinarsi ad un enorme porticato, modellato sull’esempio berniniano del Vaticano. L’interno è dotato di due ampi matronei, cosa altrettanto insolita nelle chiese portoghesi. L’intera basilica, inoltre, tende alla monocromia, in un territorio in cui, normalmente, le paraste e le lesene sono contrassegnate dalla pietra lavica in modo da emergere dal biancore delle facciate. I colori sono, invece, accesissimi nelle vetrate (dedicate alle Litanie della Madonna), opera di João de Sousa Araújo.
La pianta è a navata unica con transetto e 14 altari laterali, dedicati ciascuno ad un Mistero del S. Rosario. Sulla volta del presbiterio è stata scolpita l’incoronazione della Vergine con la scritta Regina Sacratissimi Rosarii Fatimae Ora Pro Nobis. Un altro architetto nordico, Erich Corsepius, si è incaricato, nel 1995, di completare la trasformazione postconciliare del presbiterio, ma la pala d’altare originale esiste ancora e rappresenta la luce della Madonna, che scende sui veggenti, sui Papi e sui vescovi loro contemporanei. Il transetto custodisce, a sinistra, le tombe dei santi Giacinta e Francisco, in quello destro, dal 2006, la salma di suor Lucia.
L’organo della basilica, posato nel 1952 dai Ruffatti, è stato recentemente incrementato dal restauro operato dai Mascioni ed è dotato di 5 tastiere e 90 registri. Un altro organo è collocato ai lati del colonnato esterno, precisamente nella Sala del coro, ed è opera dell’organaro francese Yves Koenig.
Il colonnato è forse l’elemento che più caratterizza il santuario, assieme alla Cappella delle apparizioni, che vi è racchiusa. Composto da 200 colonne e semicolonne, nasconde anch’esso ben 14 altari e altrettante stazioni della Via Crucis. Sembra di stare a S. Pietro, e questo era proprio l’intento di Van Krieken, che voleva così sottolineare il legame particolare che intercorre tra i contenuti delle apparizioni e i destini del Papato nel Novecento. Le statue sulla sommità ripercorrono i santi delle congregazioni religiose che accolgono i pellegrini a Fatima, ma mostrano anche le immagini di tutti i “mariologi”, ovvero i teologi che si sono occupati specificamente di meditare sul mistero di Maria.
Sabato, 13 maggio 2023