In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. (Mt 11, 25-30)
Diffondere la combattiva tenerezza di Dio
“Ti rendo lode, Padre”. Il Vangelo registra uno di quegli slanci improvvisi che accendevano di esultanza e di stupore gli incontri di Gesù: i piccoli lo capiscono, capiscono il segreto del vivere. Sono i piccoli di cui è pieno il Vangelo: poveri, malati, vedove, bambini, i preferiti da Dio. Rappresentano l’uomo senza qualità che Dio accoglie nelle sue qualità.
“Perché hai rivelato queste cose ai piccoli”. Le cose rivelate non si possono recintare in una dottrina. Gesù è venuto per mostrare, per raccontare la rivoluzione della tenerezza di Dio (Papa Francesco), nucleo originario e freschezza perenne del suo Vangelo. Questa tenerezza di Dio al fianco dei piccoli, è la vera lingua universale, l’unica lingua comune ad ogni persona, in ogni epoca, su tutta la terra. Un piccolo capisce subito l’essenziale: se gli vuoi bene o no. In fondo è questo il segreto semplice della vita. Non ce n’è un altro, più profondo. I piccoli, i peccatori, gli ultimi della fila, le periferie del mondo hanno capito che in questa rivoluzione della tenerezza sta il segreto di Dio.
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Gesù viene e porta il ristoro della vita, mostra che è possibile vivere meglio, per tutti. Il Vangelo è il sogno di rendere più umana e più bella la vita: l’umanizzazione è il grande segno della spiritualità autentica. Nominare Cristo, parlare di Vangelo, celebrare Messa deve equivalere a confortare la vita affaticata, altrimenti sono parole e gesti che non vengono da lui. Le prediche, gli incontri, le istituzioni, devono diventare racconti d’amore, altrimenti sono la tomba della domanda dell’uomo e della risposta di Dio.
“Imparate da me”. Andare da Gesù è andare a scuola di vita. Gesù: quest’uomo senza poteri ma regale, libero come il vento, che nessuno ha mai potuto comprare o asservire, fonte di libere vite.
“Da me che sono mite e umile di cuore”. Imparate dal mio modo di essere e amare, senza imposizione e senza arroganza, delicato e indomito. Il maestro è il cuore. Dio stesso non è un concetto: è il cuore dolce e forte della vita. Il giogo, nel linguaggio della Bibbia, indica la Legge. Ora la legge di Gesù è l’amore: prendete su di voi l’amore; prendetevi cura, con tenerezza e serietà, di voi stessi, degli altri e del creato, diffondete la combattiva tenerezza di Dio, iniziando dai piccoli, che sono le colonne segrete della storia, le colonne nascoste del mondo. Prendersi cura di loro, come fa Dio, è prendersi cura del mondo intero. (cfr. Padre Ermes Ronchi)
Santa Caterina da Siena Vergine e dottore della Chiesa, patrona d’Italia