«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre» (Gv 14,1-12).
Durante l’ultima Cena Gesù aveva annunciato ai discepoli il tradimento di Giuda. Li aveva avvertiti anche della sua dipartita ormai prossima. E aveva detto che essi avrebbero avuto paura e si sarebbero dispersi e Pietro l’avrebbe rinnegato tre volte davanti a tutti dichiarando di non conoscerlo. Tutto questo aveva turbato profondamente i loro animi e li aveva gettati in angoscia. Gesù nota il loro profondo disagio. Il loro scoraggiamento deriva dal presentimento che non saranno più con il Maestro. E Lui li consola. Li esorta a vincere ogni turbamento. Gesù infonde coraggio nei loro cuori invitandoli ad avere fede nella sua Persona. Se non credono in Lui restano soli, prigionieri della loro paura, senza alcun punto di riferimento. Da soli potranno solamente soccombere. L’avevano seguito per tre anni in un crescendo continuo di fiducia e amore. Ora devono continuare nel momento della prova, del dolore che lo conduce alla morte, la prova suprema del sacrificio dell’amore.
Gesù sta vivendo questa prova suprema e sa che serve per preparare loro un posto presso il Padre. Bisogna fare un ultimo sforzo e credere. Credere a questa sua opera che sta per compiere in piena comunione con il Padre. È questa l’unica via per conoscere il Padre: il Figlio che compie la volontà del Padre. Bisogna fidarsi del Figlio che compie l’opera voluta dal Padre. Solo così conosciamo la verità, cioè cosa credere e cosa fare. E finalmente ci viene data la vita. Ancora una volta, la vera fede non è una ideologia, un semplice o complesso pensiero umano e neppure un qualsivoglia sentimentalismo. È invece l’umile adesione dei semplici che si lasciano illuminare, nella Chiesa, da Gesù Via, Verità e Vita in una crescente personale amicizia, impegnati a vivere nel posto che Egli stesso ci prepara qui e nell’eternità.