Rappresentando la carità, l’arte stessa diventa “opera di misericordia”.
di Mario Vitali
Ma cosa hanno a che fare le opere di misericordia con l’arte?
Nelle moltissime opere d’arte che presentano la misericordia, dai dipinti alle sculture e poi le incisioni e le miniature, la figura che meglio ci propone l’immagine della Misericordia è quella della Vergine, chiamata anche Madre della Misericordia.
Piero della Francesca (1412 circa –12 ottobre 1492) realizza Il Polittico della Misericordia tra il 1445 e il 1462, oggi conservato presso il Museo Civico di Sansepolcro in provincia di Arezzo. (Fig. 1)
L’opera venne commissionata dalla Confraternita della Misericordia di Borgo Sansepolcro come pala da destinare all’altare della chiesa.
Il polittico si compone di 23 tavole.
Al centro del polittico si trova la Madre della Misericordia, una rappresentazione della Vergine Maria che apre il mantello per dare riparo e protezione a coloro che la venerano, immagine, questa, derivata dalla consuetudine medievale della protezione del mantello, che le nobildonne potevano concedere a perseguitati e bisognosi d’aiuto.
La figura della Vergine è posta su un luminosissimo fondo oro, il suo viso bellissimo è imperturbabile a voler significare la sovranità celeste simboleggiata dalla corona posta sul suo capo. Il suo sguardo è intenso e rivolto in basso verso l’umanità in preghiera come a voler promettere di comprendere, assistere, proteggere chi la invochi con fiducia infondendo conforto, consolazione e speranza.
La sala capitolare di Santa Maria Novella a Firenze, più precisamente quello che viene chiamato il “Cappellone degli Spagnoli”, così denominato perché frequentato dalla corte spagnola al seguito di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I° de’ Medici (12 giugno 1519 – 21 aprile 1574), fu affrescata dal pittore fiorentino Andrea di Bonaiuto (marzo 1319 – luglio 1377) e dai suoi collaboratori tra il 1365 e il 1367. L’opera presenta una iconografia complessa specie quando si osserva l’affresco denominato “Chiesa militante e trionfante”. In questo affresco viene rappresentata la missione dei domenicani, che consiste nella predicazione, opera di misericordia spirituale, come mezzo per l’evangelizzazione e quindi per portare l’uomo a Dio. D’altra parte, fin dagli albori “ …la preoccupazione della Chiesa …. fu quella di rendere concrete le esigenze del Comandamento dell’Amore (cfr. Mt. 22,37-40) sia come indicazioni dottrinali, sia come prassi pastorali. Durante il Medioevo si è assistito a una comprensione approfondita delle opere di misericordia sia spirituale sia corporale, e concretamente, a una proliferazione di queste opere che diventarono vere e proprie attività sociali e culturali. Non poteva essere altrimenti per una società che si sforzava d’ispirarsi ai princìpi del Vangelo e di applicare la morale naturale e cristiana anche alla dimensione sociale.” (Daniele Fazio)
L’affresco sembra volere affermare l’esistenza di una stretta relazione trala realizzazione di opere d’arte e l’esercizio delle opere di misericordia spirituale, in quanto se l’arte è la “Bibbia dei poveri”, chiamata a spiegare attraverso le immagini il contenuto della Rivelazione, la finalità dell’arte non è solo didattica, ma è anche capace di dare indicazioni morali e, dunque, di ammonire i peccatori e consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, perdonare le offese, di essere di ausilio nella preghiera e nella contemplazione.
L’arte, così intesa, diventa essa stessa opera di misericordia spirituale.
Sabato, 6 maggio 2023
*Immagine in evidenza: La Vergine della Misericordia – Piero della Francesca