Gli dicono i suoi discepoli: “Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. Rispose loro Gesù: “Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”. (Gv 16, 29-33)
Un antico proverbio recita: “Meglio solo che male accompagnato”, ma la solitudine dovuta all’incomunicabilità oggi è un male che spaventa al punto da suscitare in Munch, quel volto disperato di incomunicabilità, dipinto nell’opera “L’urlo”. A volte un gruppo di giovani non riesce ad accordarsi su come trascorrere la domenica. Allora qualcuno si stanca e se ne va. Ma dopo poco si rende conto di essere solo, cioè in una condizione peggiore, di per sé insopportabile. Ritorna in compagnia ma con il solito disagio, che rende tutto amaro.
Non riusciamo a presentarci al prossimo senza doverlo per lo più affrontare – come se fosse un avversario pericoloso – senza essere appoggiati ad una presenza che sorregge la vita. Gesù dice a noi: non vi lascerò orfani, non vi lascerò soli. Ma non sono solo parole; la compagnia che ha pensato per noi è potente e la sua stabilità la può interrompere solo il nostro peccato: Io sono Via, verità e vita. Io sono resurrezione. Nulla di meglio per rassicurare il prossimo che ci incontra, quando vede questa presenza misteriosa sui nostri volti.
Adesso il prossimo è libero di rivelarsi a noi, nella tranquillità della verità cristiana. Quando siamo pieni di Dio, il prossimo non teme che gli si voglia sottrarre nulla, nessun interesse privato che possa ledere la pace di Cristo, che ora può divenire autentica vita sociale.