Si mise a parlare loro con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». Ma quei contadini dissero tra loro: «Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!». Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?»
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono (12,1-12).
Sappiamo che, mentre la folla dei semplici specialmente nella Galilea voleva bene a Gesù, i Sommi Sacerdoti, gli Scribi e gli Anziani lo odiavano e osteggiavano fino al punto di volere la sua uccisione. Gesù lo sapeva bene, ma desiderava che credessero che era veramente il Figlio di Dio e infine comunque potessero ricevere il suo perdono e salvarsi. Pertanto era sempre attento a cogliere l’occasione favorevole. Ecco, una loro domanda diventa un nuovo punto di forza per aprirli alla riflessione e all’accoglienza del mistero della sua Persona. Gli pongono la domanda, chiaramente plausibile e leale, sulla consistenza dell’autorità (Mc 11,28) che appare immediatamente ed efficacemente nel suo modo di agire sul demonio e sulle forze della natura a favore dei bisognosi nel corpo e nello spirito. Gesù, che conosce i pensieri dei loro cuori, ritiene opportuno rispondere non tanto con la forza di una sua autorevole dichiarazione, ma con il servizio educativo della sua parabola centrata sull’uomo che affida la sua vigna ad alcuni contadini il cui comportamento finale risulta ingiusto, ingrato e violento.
Ora la risposta alla domanda posta a Gesù, se la possono dare loro stessi e finalmente possono leggere correttamente la loro storia e non ripetere l’errore dei capi del popolo eletto che uccidevano sistematicamente i profeti inviati da Dio poiché non volevano ubbidire al Signore. L’acquisita ovvia risposta è soddisfacente e vincolante. Gesù è veramente l’inviato dal Padre nella sua vigna. È il suo stesso Figlio Unigenito. Egli porta a compimento la storia del suo popolo. Altro che cercare di ottenere risposte da mettere poi sempre in discussione restando sempre prigionieri del pregiudizio, dell’invidia e della superficialità. Bisogna credere in Gesù perché proprio Lui, la pietra rigettata dai costruttori, è la pietra che reggerà il nuovo edificio, il nuovo popolo eletto da Dio, la Chiesa, formata da tutti i battezzati in Cristo. Proprio quelli che accetteranno di morire con Lui ogni giorno al proprio “io” e stare con Dio saldamente edificati sul suo Figlio con la partecipazione al Sacrificio dell’Amore nella S. Messa domenicale certamente ben preparata. Facciamo anche noi come Gesù con i capi d’Israele. Ai nostri interlocutori, sempre che sia il caso, non perdiamo occasione di parlare di Gesù. Pronunciamo amabilmente il suo Nome, facciamolo sentire nelle abituali conversazioni con il nostro prossimo, in casa, fuori casa e in Chiesa. Forse qualcuno ci chiederà chi è Gesù. Avremo la gioia di rispondere dando ragione della speranza che è in noi. E costruiremo vere amicizie nei vari ambienti. Il lavoro poi crescerà nelle mani.