I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. (Lc 2, 41-51)
Nella Sacra Scrittura, il vocabolo “cuore” è alla base del rapporto religioso-morale dell’uomo con Dio. Il cuore è al centro di tutta la vita spirituale dell’uomo; è il principio di vita, memoria, pensiero, volontà, interiorità: il cuore è inteso come sede dell’incontro con Dio. La devozione al Cuore di Maria ha il privilegio di poter contare su due testi chiave del Nuovo testamento. Essi sono: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo Cuore» (Lc 2,19); «Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo Cuore» (Lc 2,51). Dai due testi appare la profondità dell’associazione interiore di Maria all’opera salvifica di suo Figlio. Tutto ciò che si compie nel corpo paziente del Figlio, si compie nell’anima e nel Cuore della Madre, che viene rappresentata come protesa, nell’intimo del suo Cuore, all’ascolto e all’approfondimento della Parola di Dio. Viene sottolineato l’atteggiamento contemplativo di Maria nei misteri della vita di Gesù: possiamo pensare a Maria che, dopo l’annuncio dell’angelo, s’interroga sui disegni di Dio a suo riguardo e ripete la sua risposta di accettazione: «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
È la preghiera di adesione piena alla volontà di Dio. Ci viene così insegnato che conservare nel cuore “tutte” le cose che riguardano il Signore è un impegno permanente della fede cristiana per tutti, in ogni tempo e in ogni luogo. Viva memoria per “attualizzare” il passato nel presente. Memorizzare, per far partecipi, per comunicare ad altri, per trasmettere. Lungo le varie tappe dell’anno liturgico, noi “facciamo memoria” di tutte le parole e di tutti i gesti compiuti dal Signore Gesù: come Maria li mettiamo a confronto, li riviviamo, soprattutto nell’ora della desolazione. Ha detto Giovanni Paolo II: «L’atteggiamento di Maria ispira la nostra fede: quando soffiano le tempeste e tutto sembra naufragare, ci sostenga la memoria di quanto il Signore ha fatto in passato». «La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Mt 12,34). Fedele nella difficoltà a Cana, fedele sotto la croce perché il suo occhio vedeva santi segni e una chiamata alla virtù. Per questo il Magnificat ci svela la meravigliosa ricchezza del Cuore umile e regale di Maria. È un Cuore che canta la lode di Dio e il suo canto non è solo il canto solitario della storia di un’anima, ma quello della storia della salvezza di tutto il popolo di Dio. È un Cuore che canta la liberazione dei poveri in spirito, perché in lei tutti i mendicanti di Dio acclamano il Signore della gloria e della misericordia.