La genealogia di Gesù nello straordinario capolavoro ligneo della chiesa di S. Francesco a Oporto (Portogallo)
di Michele Brambilla
In questi giorni, in cui le parrocchie dedicate alla Natività di Maria (8 settembre) stanno festeggiando la propria patrona, una delle pagine evangeliche più meditate è la genealogia di Cristo, ovvero il percorso, da Adamo a Gesù stesso, che di generazione in generazione ha condotto alla nascita nella carne del Messia atteso, «Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre», come proclamiamo nel Credo. Nei Vangeli troviamo due versioni: quella più nota, utilizzata dalla stessa liturgia ambrosiana, è quella di Mt 1,1-17, che ha un moto discendente, ma esiste anche quella di Lc 3,23-38, dal moto ascendente, dato che termina con il celebre «figlio di Adamo, Figlio di Dio». Luca, peraltro, colloca la genealogia subito dopo il battesimo al Giordano, ovvero subito dopo la prima grande manifestazione del Mistero trinitario, con la voce del Padre e la colomba dello Spirito Santo che discendono dall’alto su Gesù appena battezzato.
Fin dai secoli di Cristianità troviamo moltissime immagini che provano a sintetizzare la genealogia di Gesù, dalle miniature agli affreschi, passando per i mosaici delle cupole e le sculture. Una delle sculture più spettacolari si trova nella chiesa di S. Francesco a Oporto, in Portogallo. La chiesa attuale fu iniziata nel 1383 su impulso di re Ferdinando I (1345-1383), protettore dell’ordine francescano. Egli diede l’ordine di ampliare un convento duecentesco, sorto su un terreno conteso per buona parte del secolo XIII, e nel 1410 la chiesa raggiunse una pianta a tre navate, con transetto e triplice abside.
Già nel Seicento iniziò la trasformazione barocca dell’edificio, ma il culmine si ebbe con l’applicazione, nel Settecento, della tecnica della talha dourada, ovvero l’inserimento di strutture in legno intagliato e dorato. Il legno dorato iniziò a ricoprire le volte, le pareti e gli stessi altari. Nelle chiese portoghesi dell’epoca si utilizzava sia il legname locale, sia quello proveniente dalle colonie, principalmente il Brasile.
Tra il 1718 e il 1721, nella cappella di Nostra Signora della Concezione, fu realizzato un enorme Albero di Iesse. Esso evidenzia il retablo che sovrasta la mensa e segue un tipico schema medievale, che adatta il soggetto all’iconografia già nota della scala di Giacobbe (Gn 28,10-13). Nella genealogia di Oporto vediamo Iesse, padre di Davide, addormentato e un enorme albero sorgere dal suo grembo. L’albero è carico di tutti i re d’Israele, fino a scorgere, sulla cima, una magnifica Madonna con Bambino, dorati e incoronati.
Molto belle le immagini di corredo, che comprendono profeti dell’Antico Testamento e teologi francescani. Colpiscono anche i colori vivacissimi delle statue e la preziosità dei decori delle stesse colonne e cornici.
Dietro l’albero si intravedono le mura di due città. L’immagine della città turrita è anch’essa tipica dell’Antico Testamento e nel Nuovo illustra la Chiesa stessa, Città posta sul monte per illuminare tutta la terra. Il fatto che siano due richiama anche la riflessione agostiniana sulla “città terrena” contrapposta alla Civitas Dei, ma non si può non citare anche quella ignaziana sui due stendardi, entrambe molto care alla teologia iberica.
Sabato, 9 settembre 2023