Di Priscilla Ruggiero da Il Foglio del 29/06/2023
Roma. “Sono trascorsi ventotto mesi da quando il mio paese è ricaduto per l’ennesima volta in un incubo fatto di conflitti, violenza e morte. Il colpo di stato perpetrato dalla giunta militare sta distruggendo il mio paese, causando infinite sofferenze al popolo birmano: oggi le persone in Myanmar piangono gli amici e i famigliari uccisi dall’esercito e soffrono perché il breve periodo di speranza, quello che aveva visto il trionfo di Daw Aung San Suu Kyi e della Lega nazionale per la democrazia, è terminato prima ancora di iniziare”, scrive in una lettera al Foglio il viceministro per la Cooperazione internazionale del governo di unità nazionale del Myanmar (Nug) David Gum Awng, arrivato lunedì a Roma e ricevuto al ministero degli Affari esteri dall’ex ambasciatrice italiana in Myanmar, Alessandra Schiavo.
In questi ventotto mesi trascorsi sin dal colpo di stato, la giunta militare ha perso il controllo di gran parte del paese e di numerosi soldati sul campo, superando le perdite del People’s defence force (Pdf) – il braccio armato del Nug – e delle milizie etniche, sempre più unite contro il nemico comune, i militari del Tatmadaw. Negli ultimi cinque giorni sono stati uccisi almeno 39 soldati della giunta, mentre il Pdf e un’organizzazione etnica hanno intensificato gli attacchi contro obiettivi del regime in tutto il paese.
David Gum Awng scrive al Foglio che il Nug “oggi ha sotto controllo oltre il 50 per cento del paese. La battaglia non è facile, ma il popolo è con noi”. Negli ultimi mesi sono stati pubblicati numerosi rapporti che mostrano in dettaglio le debolezze del Tatmadaw, secondo gli esperti la giunta birmana è meno potente di quanto si pensi e starebbe perdendo la guerra civile. La scorsa settimana è stato confermato il primo abbandono in massa di due battaglioni delle Border guard force, le milizie di frontiera affiliate ai militari, che sono passati dalla parte delle forze di resistenza pro democrazia, nello stato di Kayah. Le diserzioni militari si aggiungono ora ai danni economici “permanenti” della giunta, secondo la Banca mondiale: “I militari uccidono nel mio paese uomini, donne e bambini, comprano armi e utilizzano le aziende sotto il controllo della giunta militare per rifornirsi ed arricchirsi mentre il 60 per cento del popolo birmano si trova sotto la soglia di povertà. Ma il popolo birmano è coraggioso, tenace, continua a protestare contro i militari e lotta più che mai insieme ai Pdf per garantire sicurezza alle donne, agli anziani e alla mia generazione composta da migliaia di giovani che sognano un futuro democratico. Stiamo costruendo sempre più connessioni con la comunità internazionale mentre nel paese la nostra rete logistica è sempre più strutturata per portare gli aiuti e soccorso medico alle famiglie birmane in esilio”, scrive il viceministro per la Cooperazione internazionale del Nug.
Nell’incontro al ministero degli Esteri, David Gum Awng ha parlato anche dell’importanza delle sanzioni: “Quello che chiediamo alla comunità internazionale è di continuare a imporre sanzioni sempre più mirate e dure in modo da indebolire l’apparato della giunta militare. Questo viaggio in Europa mi ha fatto nuovamente capire una cosa: il Myanmar è distante dall’Europa geograficamente, ma i valori europei e il desiderio di democrazia sono presenti nel cuore dei giovani del mio paese. Chiediamo quindi all’Italia, all’Unione europea e alla comunità internazionale di continuare a sostenere il nostro governo, l’unico legittimo del Myanmar. La strada da percorrere è lunga ma il Nug e il popolo birmano non hanno paura di lottare: dobbiamo farlo per noi, per Daw Aung San Suu Kyi e per il futuro del Myanmar”, scrive al Foglio.
Mentre lunedì il capo della giunta Min Aung Hlaing ha conferito il titolo di Wunna Kyawhtinall’ambasciatore uscente della Russia in Myanmar, Nikolay Listopadov, “per la sua eccezionale prestazione per la cooperazione amichevole tra Myanmar e Russia”, mercoledì scorso gli Stati Uniti hanno imposto un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti di due istituzioni finanziarie controllate dalla giunta, la Myanma foreign trade bank e la Myanma investment and commercial bank, che facilitano gran parte del cambio di valuta estera per l’acquisto e l’importazione di armi, e del ministro della Difesa: dal colpo di stato ha continuato a importare beni e materiali di valore di almeno un miliardo di dollari, anche da entità sanzionate in Russia.