In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: “Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato”. Ma egli rispose loro: “Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato”. (Mt 12, 1-8)
Il brano del vangelo ci presenta una situazione di scandalo da parte degli scrupolosi osservatori della Legge. Gli apostoli quindi avrebbero scandalizzato il mondo cogliendo spighe e mangiandone il frumento. Non è lecito far questo di sabato, secondo la tradizione ebraica: si manca al riposo del giorno di festa. Gesù prende le difese dei suoi discepoli ai quali aveva fatto notare, come certe norme non appartengono alla legge del Signore, ma alle tradizioni degli uomini. Porta anche l’esempio di Dàvid, che si fa dare dal sacerdote Abìatar i pani dell’offerta per sfamare i suoi uomini o anche il modo di agire dei sacerdoti che in giorno di sabato offrono sacrifici senza mancare alla legge. Gesù non discute il valore dei dieci comandamenti e della legge ebraica. Essi rappresentano una serie di criteri di base di cui ci sarà sempre bisogno, per orientare la persona e la comunità.
Ma la vita, la fede e l’amore, sono sempre più estese di poche parole legali di fondo, come l’amore di un padre è ben di più della regola di non fare tardi a cena in famiglia. Gesù aborrisce che la vita sia obbedienza ad una legge interpretata, in modo minimo e ristretto, per garantirsi una sicurezza ingabbiata in pochi comportamenti concessi e supercontrollati. La vita è più grande ed estesa di qualunque regola. Se un genitore è anziano e poco lucido, il quarto comandamento: “onora il padre e la madre”, nella carità, vuole che il padre obbedisca al figlio. Nelle regole comportamentali, occorrono spesso delle sante eccezioni che corrispondono all’irruzione della carità che compie la giustizia e conferma la regola. La persona umana è veramente tale, quando vive un “buon senso spirituale”, cioè la nuova legge della grazia di Dio, che comporta sempre la possibilità dell’eccezione.