Storia e simbologia della celebre Pala di Brera di Piero della Francesca
di Michele Brambilla
Nel 1811 entrò definitivamente tra le acquisizioni della Pinacoteca di Brera, a Milano, la Sacra Conversazione di Piero della Francesca (1412-92), detta anche “Pala Montefeltro” per la sua committenza. Era stata infatti realizzata nel 1472 per celebrare la nascita di Guidobaldo da Montefeltro (1472-1508), figlio del potentissimo duca di Urbino, Federico (1422-82), ritratto ai piedi della Vergine, e fu collocata sull’altare maggiore della chiesa urbinate di S. Bernardino.
Il titolo originale, Sacra Conversazione, deriva dal fatto che la Madonna è ritratta al centro di un edificio chiesastico (di cui si distinguono chiaramente l’abside e il transetto) e attorniata da un gruppo di santi e angeli, che adorano il Bambino Gesù, addormentato sulle ginocchia della Madre.
Come accade in tutte le pale del Rinascimento, nessun particolare è lasciato al caso. La presenza del committente è evidente e quasi invadente, visto che si inserisce in un contesto popolato da santi e angeli ritratti senza aureola, accrescendo la confusione tra vivi e defunti, patroni celesti e governanti terreni. Ad ogni modo, Federico è inginocchiato; indossa l’armatura, ma l’elmo è posato a terra assieme ai guanti ferrati e al bastone del comando: un riconoscimento della regalità suprema di Cristo e della Vergine.
Alcuni santi scelti per la pala sono direttamente riconducibili alla biografia di Federico. San Giovanni Battista, il primo a sinistra, rimanda all’omonima chiesa di Gubbio, città umbra in cui è morta la moglie del duca; san Girolamo era considerato patrono degli umanisti, ricevuti con tutti gli onori nel palazzo di Urbino. Dietro l’eremita fa capolino il volto di san Bernardino da Siena, confessore in vita di Federico e titolare della chiesa a cui era destinata la pala. San Pietro Martire, domenicano, riconoscibile per il taglio che ne solca la fronte, attesta l’ortodossia e la fedeltà al Papa del Ducato.
San Giovanni evangelista (insolitamente anziano), autore del celebre Prologo cristologico nel suo Vangelo, permette di introdurre maggiormente la figura centrale della pala, la Madonna con il Bambino. Maria è ritratta in trono, trono posto su una pedana mobile ricoperta di ricchi tessuti, ma, rispetto al solito, Ella non sorregge il Figlio: lo adora, invece, a mani giunte, assorta.
Cosa turba i pensieri di Maria? Il Bambino indossa una collana di corallo, simbolo di immortalità, ma rimando nel colore anche alla Passione. Gesù, inoltre, dorme, come i defunti. Ancora più esplicita la croce che mostra san Francesco, additando le stimmate del suo costato.
Nel catino absidale si nota un’enorme conchiglia, da cui pende un uovo. Le conchiglie si traggono dal mare, simbolo nella Bibbia del male, ma Piero della Francesca cita, in proposito, anche la mitologia pagana, che menziona la nascita della dea Venere da una conchiglia. Associare una conchiglia alla Vergine significa proclamare che Maria è la Madre del più bello tra i figli dell’uomo, Gesù, Colui che restaura la bellezza primigenia del creato, lesa dal peccato originale. Anche l’uovo rimanda a mitologie orientali, che parlano della fuoriuscita della creazione da un “uovo cosmico”. Nella tradizione cristiana rimane un simbolo di vita e, precisamente, di risurrezione. Porre un uovo sopra Maria e il Bambino significa, allora, alludere alle origini e, contemporaneamente, alla rigenerazione del creato alla fine dei tempi, in virtù della Redenzione compiuta da Cristo e inaugurata dall’Incarnazione.
Sabato, 25 novembre 2023