In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». (Lc 11,27-28)
La donna si ferma alla dimensione carnale, Gesù invece dice che la vera beatitudine è un’altra e annuncia che tutti i discepoli possono sperimentarla. A giudizio del Nazareno, questa beatitudine è ancora più grande di quella che ha potuto sperimentare Colei che lo ha accolto in grembo e lo ha nutrito con il suo latte. Tutti abbiamo il privilegio di ascoltare la Parola, a tutti è data la grazia di entrare in una relazione intima e confidenziale con il Signore. La madre che nutre il neonato gli dà il latte, il discepolo che si pone in ascolto di Dio riceve il latte della Parola, si lascia nutrire come un bambino appena nato.
Maria di Nazaret ha vissuto entrambe le esperienze: in quanto Madre ha nutrito, in quanto discepola è stata nutrita. L’insegnamento evangelico contiene un annuncio e una provocazione. In tutta sincerità, dobbiamo chiederci se davvero desideriamo ascoltare la Parola; e se, quando leggiamo e meditiamo la Scrittura, e quando viene proclamata durante la celebrazione liturgica, abbiamo l’intima certezza di sentire la voce stessa di Dio. San Girolamo (345-420) diceva che “il Vangelo è il Corpo di Cristo”. Lo ha ricordato Papa Francesco in una recente Lettera Apostolica dedicata al Santo Dottore. Sospinti da questa certezza, impegniamoci ad accogliere la Parola come i neonati ricevono il latte.