Di Francesco Specchia da Libero del 07/10/2023
Todos conservatores. Strano come ora, in epoca cocciutamente meloniana, si stiano scoprendo tutti conservatori in un’Italia in cui non ci sarebbe nulla da conservare, come diceva Leo Longanesi (carciofino sott’odio nonché conservatore al di sopra d’ogni sospetto). Eppure, è bene interrogarsi su quali siano i volti del conservatorismo, al tempo d’un governo presieduto dal capo dei conservatori europei, e alla vigilia di elezioni che, proprio dal punto di vista delle destre conservative potrebbero indicare una svolta negli equilibri di potere del Vecchio Continente. Da qui l’idea di affidare, a sei riconosciuti intellettuali lo svolgimento del suddetto tema nel saggio collettaneo tema in Conservatori. Storia e attualità di un pensiero politico (Edizioni Ares, pp. 304, euro 20). Trattasi di un libro che, come appare dalla quarta pagina di copertina, «si richiama a un conservatorismo che guardi all’ordine politico e sociale precedente il 1789, alle sue radici religiose, alla sua antropologia naturale». Ai curatori, Marco Invernizzi, direttore di Cristianità, organo di Alleanza Cattolica e Oscar Sanguinetti, direttore del trimestrale Cultura&Identità. Rivista di studi conservatori, si affiancano attraverso vari contributi, Giovanni Orsina, ordinario di Storia contemporanea alla Luiss di Roma, Francesco Pappalardo, direttore della Biblioteca del Senato, Mauro Ronco, ex membro del Consiglio superiore della Magistratura e presidente del Centro studi Rosario Livatino e soprattutto Andrea Morigi, scrittore e giornalista collega di Libero. Conservatori è un pamphlettone dalla possanza filosofica che intimorisce. DA GARIBALDI A SILVIO Gli argomenti trattati sono variegati. Si va dalla Rivoluzione francese e la sua reazione all’Insorgenza (sui rivoluzionari francesi laici che fucilarono 100mila operai e contadini cattolici); dal Risorgimento («Garibaldi è un conservatore, ma i conservatori autentici erano stati sconfitti e, dopo l’unità d’Italia, erano usciti dalla politica attiva») alla sconfitta elettorale del Pci nel 1948 ad opera dei Comitati Civici di Luigi Gedda; dal ’68 e la maggioranza silenziosa al Polo conservator-berlusconiano del 1994; da Vico a Metternich; dai Savoia a Berlusconi. Una menzione particolare merita il saggio di Morigi. Andrea analizza con acribia certosina, sotto l’ottica dell’appartenenza, tre dense annate del mensile Percorsi di politica, cultura economia fondato e diretto da Gennaro Malgieri nel 1997 (Morigi ne era caporedattore). Ossia di un’operazione editoriale di «seminagione per una destra che verrà», a partire dalla Nuova Frontiera dei conservatori americani da Jeffrey O. Nelson, passando ai «nuovi mostri della destra» efficacemente dipinti in un noto articolo di Marco Respinti. Su Percorsi scriveva anche, sulla “riscoperta dei corpi intermedi”, l’ipercattolico Alfredo Mantovano, il futuro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Nel mentre di tal florilegio, nel mondo reale – spiega Morigi – emergeva, dagli anfratti di Azione Studentesca Giovani una certa Giorgia Meloni. La lettura ha il passo dei classici del genere, con citazioni ponderate di Mishima, Prezzolini (con il suo biografo più sulla cresta dell’onda, il ministro Gennaro Sangiuliano), Nietzsche, il pensatore ungherese Molnar e Kirk, tra i maggiori esponenti del conservatorismo Usa.