In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. (Lc 13,10-17)
Non è semplice mantenersi eretti. Spesso siamo costretti a sottometterci a persone che non gradiamo. La storia dell’umanità è percorsa da un anelito alla libertà, ma, come scrive Dostoevskij, se l’uomo si sforza di essere libero, ad ogni passo scopre di essere schiavo. Il vangelo specifica che questa donna era curva da diciotto anni, per dire che il suo male era incurabile con le sole forze umane. Tutto accade nella sinagoga, nel cuore dell’ipocrisia farisaica, in giorno di sabato, storpiato dai seicento diciassette precetti della legge ebraica. Addirittura una donna è al centro della sala. In genere non usava che le donne – misoginia farisaica – fossero presenti a queste funzioni. Il contatto con le mani del salvatore è irresistibile. Subito si raddrizza la schiena della donna e soprattutto l’anima, che inizia una pubblica lode a Dio. Bel connubio di salute e salvezza. Nel vangelo essere eretti, è essere figli di Dio. In Chiesa camminiamo verso il tabernacolo eretti, cioè liberi da pesi eccessivi, ma con santa umiltà verso il pane Eucaristico che ci sorregge. Le giaculatorie cristologiche, “Ricordati di me signore quando sarai nel tuo paradiso”, quando sono lanciate con l’umiltà del buon ladrone, vanno al cuore di Cristo, e raddrizzano ogni peso sul cuore, ti danno subito il gusto di essere libero.