In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». (Mt 22,34-40)
Il fariseo poteva anche accontentarsi della prima risposta di Gesù, ma il Messia subito aggiunge un secondo comandamento: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Tutti sappiamo bene cosa significa amare noi stessi e cosa vorremmo che gli altri facessero per noi. Aggiungendo le parole “come te stesso”!, siamo messi a nudo. Quello che tu vorresti che gli altri facessero a te, è quello che devi fare al prossimo. Non dice, osserviamo bene: “quello che l’altro fa a te, tu fallo a lui” – simile ad occhio per occhio, dente per dente. Dice invece: quello che tu vorresti che l’altro facesse a te, tu fallo a lui, che è tutt’altra cosa! Questa è detta “regola d’oro della morale”, se viene osservata tante cose cambiano nel nostro quotidiano vivere. Molti identificano il cristianesimo con questo precetto e non hanno tutti i torti. Certo san Paolo, considerando che per amare il prossimo si compiono opere di carità, mette subito in guardia affinché essa sia senza finzioni, cioè sia sincera (Rom 12,9). Si può fare la carità e l’elemosina per molti motivi che non hanno a che vedere con l’amore: per farsi belli, per passare per benefattori, per guadagnare il paradiso, anche per rimorso di coscienza. Si può mancare di carità, anche facendo la carità! San Paolo allora ci ha lasciato un bellissimo inno alla carità dove sono elencati quindici attributi con cui possiamo portare a perfezione il nostro esame di coscienza: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13, 4-7).