Un nuovo spettacolo di Cristicchi su San Francesco, l’eutanasia nelle democrazie moderne e nella Germania di Hitler, la forza a fin di bene, cosa si sono detti Putin e Hamas.
di Luca Bucca
– Simone Cristicchi porta in scena in questi giorni un nuovo spettacolo teatrale su San Francesco d’Assisi. Il “cantattore” meno di vent’anni fa cantava la canzone Prete, un brano a tratti anche blasfemo e, a dire il meno, polemico contro la Chiesa. Più di recente la sua produzione artistica è cambiata di pari passo con il suo percorso spirituale, che lo ha portato ad affrontare nelle sue opere anche temi “spinosi” come le foibe e ad approdare a spettacoli anche a tema religioso. La via della bellezza passa anche dalla musica, e anche una vita che a un certo punto cambia direzione può essere via della bellezza. Con l’augurio per Cristicchi di andare sempre di bene in meglio.
– Dal 17 marzo 2024 in Canada sarà possibile praticare anche ai malati di mente l’eutanasia, che nel Paese degli aceri ha già fatto, dalla sua introduzione nel 2016, oltre trentamila vittime. Intanto in Inghilterra l’Alta Corte di Londra ha disposto, contro il volere dei genitori, come già accaduto altre volte in casi simili in passato, il distacco dei supporti vitali per la piccola Indi Gregory, bambina di otto mesi affetta da una rara malattia mitocondriale e alla quale il Governo Italiano nel Consiglio dei Ministri del 6 novembre ha conferito la cittadinanza italiana per permetterne il trasferimento a Roma, presso l’ospedale Bambin Gesù, che si è reso disponibile a prendersene cura. Questo accade in Canada, in Inghilterra e anche in altre democrazie occidentali perchè lo permette la legge. E la mente va a Aktion T4, il programma eutanasico nazionalsocialista che fece oltre duecentomila vittime in Germania con l’obiettivo di sopprimere tutte le persone affette da malattie genetiche o con handicap mentali, in quanto considerate “vite indegne di essere vissute”.
– Allo scoppio di ogni nuovo conflitto, o alla recrudescenza di quelli già in corso, sempre si accompagna – e lo stiamo osservando anche in relazione ai conflitti in corso – la tentazione di rifugiarsi in un’utopia pacifista che dal legittimo desiderio di pace travalica in un rifiuto assoluto – senza se e senza ma – dell’uso delle armi, del ricorso alla forza, del diritto alla legittima difesa e dell’ascolto delle ragioni delle parti in guerra. Ma la pace, è bene ricordarlo, non è mera assenza di guerra e l’uso delle armi e della forza per difendere i deboli e per affermare la giustizia possono in determinate circostanze essere necessari. Solo per fare un esempio, un mondo senza forze dell’ordine, armate e legittimate anche a ricorrere alla forza, sarebbe un mondo dominato dall’anarchia, dalla legge del più forte, dalla prepotenza e dalla prevaricazione a discapito soprattutto dei più indifesi.
– Il 26 ottobre scorso a Mosca Mikhail Bogdanov, viceministro degli Esteri russo e inviato presidenziale per il Medio Oriente, ha incontrato una delegazione di Hamas, nello stesso giorno in cui nella capitale russa era presente anche il viceministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani. I media israeliani sostengono che in questa occasione sia stato stretto un accordo tra Vladimir Putin e i combattenti di Hamas che prevederebbe la liberazione degli ostaggi di origine russa in cambio di armi da consegnare a Gaza, mentre il giornalista russo di opposizione Igor Jakovenko ipotizza addirittura che l’accordo possa essere finalizzato al sostegno diretto a Hamas. Certamente si tratta di ipotesi verosimili che andrebbero nella direzione di un rafforzamento della collaborazione da parte delle forze anti-occidentali e – considerato il danno d’immagine derivato per Putin dall’avere ricevuto esponenti di Hamas – è plausibile che il leader russo ritenga di poterne trarre dei benefici. Quali sarà probabilmente il tempo a dirlo.
Mercoledì, 8 novembre 2023