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Il regno del terrore e la guerra contro la verità

7 Novembre 2023 - Autore: Alleanza Cattolica

Di Marco Patricelli da List. del 04/11/2023

Il regno di Utopia non è di questo mondo, neppure se lo cerchi con le lenti deformanti dell’ideologia e del pregiudizio che fa rovesciare le prospettive su fatti, ruoli e realtà. Israele non è in guerra con la Palestina ma con Hamas, solo che Hamas si nutre del brodo di coltura della causa palestinese e prospera come un parassita nell’organismo ospite che pure l’ha chiamato a rappresentarlo col voto, pertanto legittimandolo. Israele si difende da Hamas e dal terrorismo nell’unico modo in cui può farlo, attaccandolo dopo essere stato attaccato, per distruggere la metastasi che sta facendo incancrenire il Medio Oriente e mezzo mondo. Una guerra non è una partita di calcio: non si tifa dagli spalti e dalla scrivania col pc, non si sceglie tra kefiah e kippah per preconcetto, non si strappano o si bruciano bandiere di pelosa solidarietà al più debole o al più sofferente per simpatia o antipatia, per ignoranza o per moda, per rovesciamento di causa ed effetto o per smemoratezza a comando.Gli israeliani non urlano che il loro dio trionferà sugli infedeli facendone scorrere il sangue a fiumi, non si fanno saltare in aria, non assaltano aerei e navi da crociera, non esportano il terrore, non cercano il martirio sulle vite degli altri. Gli ebrei non fanno proselitismo, non cercano di convincerti che solo loro hanno ragione, non sgozzano innocenti e il martirio l’hanno conosciuto per secoli e secoli fino all’inimmaginabile che porta il nome di Shoah. Gli israeliani hanno una patria non per risarcimento dei crimini nazisti per lavare la cattiva coscienza degli europei a spese degli arabi, ma perché ne avevano il diritto storico da quando i romani cacciarono gli ebrei con la diaspora (per gli specialisti della storia a spizzichi e bocconi o dei ricercatori dell’origine di tutti i mali del mondo fino alla notte dei tempi, gli italiani come eredi diretti degli antichi romani avrebbero dunque la responsabilità storica di quanto sta accadendo in quelle terre martoriate).Sono i palestinesi, e gli arabi, a non aver mai voluto realizzare concretamente il concetto non utopistico di due popoli e due nazioni. Sono stati gli arabi musulmani ad aggredire Israele per soffocarlo subito nella culla, per strangolarlo appena se ne è prestata l’occasione con la guerra, e per sgozzarlo e decapitarlo come hanno fatto il 7 ottobre i terroristi islamici di Hamas che sono andati a rifugiarsi nei tunnel di Gaza con oltre 200 ostaggi che possono solo maledire la loro sorte. Ma sono loro i carnefici, non le vittime delle loro disgrazie. Nessun popolo come quello palestinese ha mai avuto nella storia quanto il mondo versa nelle loro casse gestite da corrotti e criminali che dirottano invece fiumi di danaro per razzi, missili, mitra, esplosivi e cemento: costruiscono tunnel dove vivere come topi ma non case dove vivere come persone civili; comprano armi e non attrezzature agricole o industriali; ricavano esplosivi dai fertilizzanti invece di rendere produttiva la terra e vivere di lavoro e commercio. L’economia, lì, non è solo assistita: è inesistente.Eppure Hamas è stata votata, quindi Hamas rappresenta o no i palestinesi? Se è vero che sotto all’ospedale di Gaza City ci sono bunker e tunnel inattaccabili dal cielo, nessuno li ha mai visti costruire e nessuno ha mai visto entrarci qualcuno? Chi è, allora, il criminale? Chi bombarda o chi si fa scudo di malati, vecchi, donne e bambini? Non è una gara al meno peggio, perché non è proprio una gara. Il mondo da decenni subisce e fa i conti col terrorismo islamico, quello dei dirottamenti aerei, delle bombe in aeroporto, degli attentati sanguinari al grido di “Allah akhbar” prima di trucidare civili e innocenti. È quello che ogni giorno ci costa cifre mostruose per la sicurezza, una fetta di libertà e la rinuncia ai diritti dell’uomo di cui tutti si riempiono la bocca senza chiedersi da dove vengono e come vanno tutelati da chi li nega. Basti guardare ai controlli aeroportuali, dove non si possono portare liquidi e altri oggetti, e ci vuole poco a chiedersi per colpa di chi e perché, e da quando.Ma una parte di Occidente vaneggia il regno di Utopia e marcia per la pace a senso unico, confonde aggressione e difesa dall’aggressione, mistifica i ruoli e le proporzioni, giustifica l’ingiustificabile, relativizza e parteggia in maniera manichea, predica il buonismo di setta e la solidarietà universale. L’Egitto ha chiuso il valico ai profughi palestinesi ai quali avrebbe dovuto spalancare le braccia. Nessun ponte verso il Qatar che sprizza simpatia e petrodollari per Hamas, né accoglienza dai ricchi emiri arabi e islamici con le Rolls Royce e i rubinetti d’oro. Cina, Iran e Turchia che parlano di quei diritti che a casa loro calpestano e soffocano nel sangue e la Russia di Putin che stigmatizza i bombardamenti con cui ha sbriciolato città e villaggi ucraini sono il tappo del vaso di Pandora delle ipocrisie in cui europei e occidentali si immergono e si autoflagellano.

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