In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». (Lc 17,20-25)
Come la folgore sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno
La morte è causata dal peccato originale e interrompe il flusso eterno dei peccati che sarebbero commessi dai progenitori, senza di essa. Nella fede la morte diventa il grande promemoria di Dio. Chi pratica questo esercizio, cioè quello della buona morte, bussa fortemente alle porte del padre, che fedelmente si fa trovare, e ne vengono sempre considerazioni sapienti sul fine della vita e su tutto quanto facciamo nell’ora presente.
È il momento migliore per sintonizzare tutta la nostra vita con la carità di Gesù e camminare verso l’eternità del cielo. Anche senza addentrarsi nella fede è utile e necessario riflettere sulla morte, per essere preparati e morire bene. L’albero, dalla parte verso cui pende, da quella, una volta reciso, cadrà. Ma serve ancor più a vivere bene, con più calma e saggezza. “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 89, 12). Non c’è punto migliore in cui collocarsi per vedere il mondo, se stessi e tutti gli avvenimenti nella loro verità, che quello della morte. Sei angustiato da problemi, difficoltà, contrasti? Portati avanti, collocati nel punto di osservazione strategico, guarda queste cose come ti appariranno in quel momento e vedrai come le cose si ridimensionano. Non si cade nella rassegnazione e nell’inattività; al contrario si fanno più cose e si fanno meglio, perché si è più calmi, più distaccati da tante preoccupazioni a cui, nella luce della morte, diamo il giusto valore.