La chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo a Brugherio, che custodisce le reliquie dei Magi
di Michele Brambilla
San Carlo Borromeo (1538-84) unificò una serie di comunità, poste tra le pertinenze del Duomo di Monza, sotto la costituenda parrocchia di S. Bartolomeo in Brugherio. Poiché il territorio era in gran parte alle dipendenze del Capitolo monzese, che fino ad allora aveva celebrato con il cosiddetto “rito patriarchino”, san Carlo vi impose il rito romano.
Sembrava essere nata la classica parrocchia agreste della Brianza, periferia della periferia della storia, quando il 22 aprile 1596 furono rinvenute presso la cappella di S. Ambrogio a Brugherio, sede del primo monastero femminile in terra ambrosiana, affidato da sant’Ambrogio alla sorella santa Marcellina, le falangi dei Magi, che erano sfuggite alla traslazione delle reliquie milanesi a Colonia (1162) perché da secoli si trovavano murate nel coro delle monache. Una volta autenticate, le dita dei Magi furono incapsulate in un prezioso reliquiario in argento e solennemente collocate nella chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo, dove sono particolarmente venerate il giorno dell’Epifania. Correva l’anno 1613.
La chiesa, all’epoca, ricalcava a fatica i dettami tridentini. Nel 1851 divenne improcrastinabile un ampliamento, per il quale intervenne l’architetto Giacomo Moraglia (1791-1860), che realizzò una chiesa a croce greca, con due cappelle laterali, corrispondente nella forma all’attuale transetto. Segnerebbe il luogo della cantoria un affresco con angeli musicanti, che oggi precede immediatamente la cupola. Cupola che, per quanto prevista, si ridusse ad una copertura circolare della crociera centrale. Una cupola doveva coprire anche il campanile, edificato tra il 1751 e il 1771, ma, stando alla tradizione popolare, la torre fu colpita da un fulmine. La cella campanaria attuale, con le sue belle lesene neoclassiche, è ancora una volta frutto degli ampliamenti ottocenteschi, quando il concerto passò da tre (1794) ad otto campane (1897).
Nel 1935 fu richiesto un altro ampliamento, che fece raggiungere alla chiesa le dimensioni e la maestà di una basilica a tre navate. Quando la consacrò, nel 1939, il beato card. Alfredo Ildefonso Schuster (arcivescovo di Milano 1929-54) commentò: «Una reggia degna non di un re, ma di Tre Re». Il reliquiario dei Magi fu collocato in un apposito altare laterale, nella navata di destra: posto sotto vetro, ha una forma a gradoni ed è cuspidato dai semibusti dei Tre Re (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, pop. Tri Umitt).
L’esterno, benché poco caratterizzato, dà subito l’impressione di valicare la soglia di un edificio di grandi dimensioni. Sulla controfacciata è inserito il meraviglioso organo Tornaghi, ideato nel 1859 all’epoca dell’intervento di Moraglia e restaurato tra il 2010 e il 2013. Durante i lavori del 1935 si edificò anche un secondo organo a canne, che fa bella mostra di sé nel coro, dietro l’altare maggiore in marmo. La corale della parrocchia è molto rinomata e si esibisce in numerosi concerti, talvolta con l’accompagnamento di un’orchestra.
Gli affreschi sulle pareti sono tutti otto-novecenteschi, ma con colori e stilemi che non disturbano e imitano il Barocco. Le grandi colonne corinzie, che sostengono una trabeazione semicontinua, scandiscono e impreziosiscono le navate, contribuendo a creare un insieme solenne che ispira riverenza e cerca di mostrare la gloria della religione cattolica.
Sabato, 6 gennaio 2024