Il dinamismo di Cristo nel Vangelo ci suggerisce la solerzia nella nuova evangelizzazione
di Michele Brambilla
Papa Francesco inizia il discorso per l’Angelus del 4 febbraio osservando che «il Vangelo della Liturgia ci mostra Gesù in movimento: Egli, infatti, ha appena finito di predicare e, uscito dalla sinagoga, si reca nella casa di Simon Pietro, dove guarisce la suocera; poi, verso sera, esce di nuovo verso la porta della città, dove incontra tanti ammalati e indemoniati e li risana; la mattina dopo, si alza presto ed esce per ritirarsi a pregare; e infine si rimette in cammino attraverso la Galilea», elenca il Pontefice con precisione.
Questo muoversi instancabile di Gesù ci dice qualcosa, evidenzia il Papa. In particolare, «Gesù che va incontro all’umanità ferita ci manifesta il volto del Padre. Può darsi che dentro di noi ci sia ancora l’idea di un Dio distante, freddo, indifferente alla nostra sorte. Il Vangelo, invece, ci fa vedere che Gesù, dopo aver insegnato nella sinagoga, esce fuori, perché la Parola che ha predicato possa raggiungere, toccare e guarire le persone. Così facendo ci rivela che Dio non è un padrone distaccato che ci parla dall’alto; al contrario, è un Padre pieno d’amore che si fa vicino, che visita le nostre case, che vuole salvare e liberare, guarire da ogni male del corpo e dello spirito». Francesco ripete tre parole che ritrova in Gesù e gli stanno molto a cuore, ovvero «vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è l’atteggiamento di Dio», così deve essere la nuova evangelizzazione.
«Questo incessante camminare di Gesù», infatti, «ci interpella. Possiamo chiederci: abbiamo scoperto il volto di Dio come Padre della misericordia oppure crediamo e annunciamo un Dio freddo, un Dio distante? La fede ci mette l’inquietudine del cammino oppure per noi è una consolazione intimista, che ci lascia tranquilli», domanda il Pontefice. Il cattolico deve essere preso dalla santa inquietudine di rendere maggiormente presente nei suoi ambienti di vita «il Padre vicino, compassionevole e tenero».
Il Signore Gesù è una sorpresa continua e la Chiesa deve stare al suo passo. Certamente sorprendente è il lungo augurio che il Santo Padre formula per il Capodanno lunare festeggiato in molte parti dell’Asia. Parlando di quei popoli, «giunga loro il mio cordiale saluto, con l’augurio che questa festa sia occasione per vivere relazioni di affetto e gesti di attenzione, che contribuiscano a creare una società solidale e fraterna, dove ogni persona sia riconosciuta e accolta nella sua inalienabile dignità», concetto che ribadisce subito dopo richiamando l’italiana Giornata della vita.«Mi unisco ai Vescovi italiani nell’auspicare il superamento di visioni ideologiche per riscoprire che ogni vita umana, anche quella più segnata da limiti, ha un valore immenso ed è capace di donare qualcosa agli altri», aggiunge infatti Francesco. Continua, poi, a chiedere di pregare per la pace in Ucraina, in Terra Santa e negli altri teatri di guerra.
Lunedì, 5 febbraio 2024