Di Matteo Matzuzzi da Il Foglio del 13/02/2024
Roma. Alla fine di maggio del 2021, un gruppo indigeno canadese della Columbia britannica aveva convocato i media per comunicare il ritrovamento dei resti sepolti di 215 bambini indigeni nei dintorni di un collegio cattolico, la Kamloops Indian Residential School. Il ritrovamento – si sottolineò – era stato reso possibile dalle esplorazioni di un georadar, sfruttando le onde elettromagnetiche ed evitando così scavi. Lo choc fu enorme, anche perché quel collegio (Kamploos) per un certo periodo era stato il più grande del Canada, fino alla chiusura dopo che nel 1969 il controllo era passato allo stato. Il New York Times definì la vicenda “una storia orribile”. A due anni e mezzo da allora, però, nessun corpo è stato ritrovato. Neanche un osso. La notizia del ritrovamento dei resti dei bambini portò immediatamente il premier Justin Trudeau a chiedere, nel corso di una conferenza stampa convocata ad hoc, alla Chiesa cattolica di “assumersi la responsabilità” di quanto accaduto, esortandola a pubblicare tutti i documenti relativi agli istituti sotto il suo controllo. Non solo: Trudeau minacciò “misure dure”, anche cause legali per costringere la Chiesa a piegarsi. “Come cattolico – disse il premier – sono profondamente deluso dalla posizione che la Chiesa cattolica ha assunto ora e negli ultimi anni”. Trudeau tirò in mezzo il Papa, ricordando che già nel 2017 gli aveva chiesto “scuse formali” e che si attivasse per rendere conto di oltre 4.100 studenti che si ritiene siano morti a causa di malattie o malnutrizione. Il 6 giugno, al termine dell’Angelus, Francesco espresse la “vicinanza al popolo canadese, traumatizzato dalla scioccante notizia. La triste scoperta accresce ulteriormente la consapevolezza dei dolori e delle sofferenze del passato”. Nel frattempo, novantasei chiese in Canada sono state prese d’assalto, danneggiate, profanate o date alle fiamme.
Ultima in ordine di tempo, il 15 dicembre, la chiesa della missione cattolica di San Gabriele a Janvier, in Alberta. “Colonizzatori”, “assassini”, “se fai del male e/o uccidi dei bambini, dovresti essere bruciato vivo”, sono alcune delle scritte comparse all’esterno degli edifici sacri.
Trudeau, pur condannando i fatti, ha aggiunto che alla radice di questi fenomeni c’è “la rabbia” del popolo. Dal maggio del 2021, nessuno scavo è stato fatto nei dintorni della Kamploos Indian Residential School e quei 215 bambini indigeni sono divenuti – nelle caute ritrattazioni di geologi, esperti e tecnici del luogo – “irregolarità del terreno”. L’antropologa Sarah Beaulieu, tra i primi a effettuare le esplorazioni del terreno, correggeva il tiro affermando che si trattava di “probabili sepolture” e che le anomalie del suolo potrebbero essere causate “dal movimento delle radici”. Come scritto pochi giorni fa in un lungo articolo sul Catholic Herald da Anna Farrow, anche dove si è scavato non si è trovato nulla: quattordici scavi in una chiesa cattolica in Manitoba dopo che erano state rilevate importanti anomalie. Risultato, nessun corpo o resto umano trovato. Si è scavato nei pressi della Shubenacadie Residential School, dove si presumeva ci fossero sedici sepolture. Non è stato trovato nulla. Nei terreni del Charles Camsell Hospital, in Alberta, gli scavi sono stati addirittura trentaquattro. Anche qui, senza esito. Al Catholic Register, il presidente della Catholic Civil Rights League, Philip Horgan, ha detto che è stato fatto troppo rumore sulla vicenda: una narrazione tossica ha fatto sì che “i crimini contro i cattolici sono tollerati e giustificati”. Dopotutto, “quando si continua a rilasciare dichiarazioni sull’esistenza di fosse comuni e di bambini scomparsi, senza prove, è probabile che gran parte di questi attacchi criminali continuino”. E non si tratta di negare evidenze storiche, come quella delle violenze sulle popolazioni indigene: Horgan lo dice perché a ogni obiezione circa l’inesistenza di cimiteri sotterranei la risposta è che “la negazione è violenza e il negazionismo è odio”, come ha detto Kimberey Murray, capofila della campagna per trovare i resti dei bambini sepolti nei terreni delle scuole residenziali. Il Papa si scusò, manifestò il proprio dolore a una delegazione di indigeni ricevuta in Vaticano e nell’estate del 2022 si recò personalmente in Canada definendo “genocidio culturale” la pratica usata fra l’Ottocento e la prima metà del Novecento di togliere – anche con la forza – i bambini alle comunità indigene costringendoli ad “assimilarsi” al resto della popolazione locale, recidendo ogni legame con usi e costumi propri. Di recente è stato pubblicato il libro “Grave Error: How the Media Misled Us (and the Truth about Residential Schools”). “L’errore delle tombe: come i media hanno ingannato noi (e la verità sulle scuole residenziali)” in cui vengono messe insieme diciotto ricostruzioni su quanto avvenuto in Canada, non solo dopo la notizia del ritrovamento dei presunti resti, ma anche ricostruendo la storia delle scuole residenziali. Non vi è, tra gli esperti, un’uniformità di pensiero, ma su un punto tutti concordano: “Non esiste ancora alcuna prova convincente sull’esistenza nelle scuole residenziali di tombe anonime, bambini scomparsi, omicidi e genocidi”.