Intervista a Myroslav Marynovich, sopravvissuto a un gulag sovietico, oggi vicerettore dell’Università Cattolica di Lviv e cofondatore di Amnesty International Ucraina.
di Marinellys Tremamunno
«Il male non si ferma mai da solo: bisogna fermarlo. Non possiamo percorrere una via di mezzo tra il bene e il male come una ‘terza via’. NO! Dobbiamo opporci radicalmente a ogni forma di male, compreso il male politico ed economico», ha affermato il professore Myroslav Marynovich, vicerettore dell’Università Cattolica con sede in Lviv e cofondatore di Amnesty International Ucraina, riferendosi all’invasione russa durante il congresso internazionale Verità, Giustizia e Libertà in un Mondo Pluri-antropologico, tenutosi nel gremito auditorium della Pontificia Università Gregoriana.
Marynovich ha 75 anni ed è sopravvissuto a un gulag sovietico, dove ha subito sette anni di isolamento, lavori forzati e torture per mano degli agenti del KGB. Il suo crimine? Essere un “helsksinki”, cioè far parte del gruppo di dissidenti che tra il 1976 e il 1977 alzò la voce contro la violazione dei diritti umani dell’Unione Sovietica. Dopo varie azioni intimidatorie, il KGB lo arrestò definitivamente il 23 aprile 1977, perché considerato “un criminale di Stato”.
«La nostra realtà quotidiana era un rigido isolamento dietro sette file di filo spinato, lavori forzati con ritmi di produzione altissimi, punizioni infinite per chi ‘non aveva intrapreso la via della correzione’, cioè per chi non accettava di collaborare con il KGB. Spesso ci hanno privato delle visite dei nostri parenti, ci hanno confiscato le lettere e ci hanno punito con la detenzione prolungata in celle di punizione o campi di prigionia… Siamo stati torturati dalla fame e dal freddo», ha raccontato durante il suo intervento all’evento, organizzato in collaborazione con l’Acton Institute.
Dopo 7 anni di prigionia, fu esiliato in Kazakistan per decisione del KGB, finché non poté tornare in Ucraina nella primavera del 1987, quando Mikhail Gorbaciov decise di liberare più di 200 prigionieri politici. Poco dopo l’Unione Sovietica crollò e da allora Myroslav Marynovich ha visitato 39 Paesi per ispirare la lotta per la verità e la libertà attraverso la sua testimonianza.
Marynovich fu arrestato all’età di 28 anni e tornò in Ucraina all’età di 38 anni, dieci anni in cui soffrì in prima persona il male dell’ideologia comunista. Di conseguenza avverte che di fronte a questi regimi “malvagi”, riferendosi alla Russia, non si può giocare un «gioco vantaggioso per tutti», altrimenti il male prevarrà sulla verità, sulla giustizia e sulla libertà cristiana, cioè «Non potete servire Dio e le ricchezze», ha detto ricordando il Vangelo di Matteo (6,24).
Ha avvertito che «Putin e la sua cricca sono la quintessenza della metastasi antispirituale del comunismo che, a quanto pare, si sta diffondendo trionfalmente in tutto il mondo». Tutto in conseguenza della Conferenza di Yalta del 1945, dove il regime nazista fu pubblicamente condannato, mentre i crimini comunisti furono tenuti nascosti, senza stabilire responsabilità legali o morali.
«Ma prima o poi quel male clandestino doveva emergere come il seme di un nuovo conflitto mondiale. Il potere diabolico al centro del sistema comunista era destinato a metastatizzare. Il mondo doveva raccogliere ciò che aveva seminato», ha detto.
Di fronte a dichiarazioni così forti, ho parlato con Myroslav Marynovich, per far conoscere più dettagli della sua testimonianza, non solo come sopravvissuto a un gulag sovietico, ma anche come attivista dei diritti umani che soffre l’invasione russa in territorio ucraino.
-Qual è il sentimento attuale degli ucraini, dopo due anni di guerra?
È evidente che l’Ucraina sta facendo grandi sforzi nella lotta per la propria libertà e indipendenza come Stato. Noi siamo ancora disposti a lottare e la percentuale di ucraini che vuole difendersi è molto alta, ma d’altra parte abbiamo una grande carenza di armi e, purtroppo, gli aiuti tardano ad arrivare. Quindi il problema non sono gli ucraini, il problema sono i nostri partner, che non possono o non vogliono aiutarci con le armi. Abbiamo un disperato bisogno di armi, non siamo preparati per una guerra di questo tipo e vogliamo chiarire che non si tratta di una guerra esclusivamente ucraina, ma non perché vogliamo coinvolgere altre nazioni, ma perché è un problema di giustizia.
– Nel 2012, in un evento di Comunione e Liberazione svoltosi a Madrid, affermò che «presto avremo bisogno della solidarietà dei cristiani occidentali per difenderci». Oggi cosa pensa di questa affermazione profetica?
Come ex-prigioniero politico, capivo molto bene che la sfida dell’indipendenza ucraina sarebbe stata insopportabile per la Russia per due ragioni. La prima, perché l’Ucraina sta cercando di costruire la sua democrazia e Putin la odia. La seconda è che l’impero russo è impossibile senza l’Ucraina e Putin vuole restaurare l’impero russo, lo ha dichiarato più volte.
– In questa costruzione dell’Impero russo, Putin ha fatto arrivare i suoi tentacoli anche in America Latina, ad esempio diversi regimi latinoamericani sono sostenuti dalla Russia, come Cuba e il Venezuela…
Sì e potrei supporre che ci sia una diversa percezione di questa guerra sia in America Latina che in Europa. Per l’Estonia e la Slovenia è più comprensibile che Putin voglia restaurare l’impero russo, ma per i Paesi dell’America Latina non è così, perché hanno una percezione diversa, perché per loro, storicamente, l’Unione Sovietica è stata una potenza anticoloniale, quando in realtà si trattava di un’opposizione anti-anglosassone. L’Unione Sovietica considerava gli Stati Uniti e la Gran Bretagna i principali avversari geopolitici. Invitiamo quindi i Paesi dell’America Latina a comprendere che la Russia è un Paese coloniale e che all’interno della Federazione Russa ci sono nazioni che vorrebbero ottenere la propria indipendenza. Ecco perché sono sicuro che ad un certo punto, in futuro, la Federazione Russa crollerà, si dividerà, si disintegrerà, e questa sarà la mia prossima profezia.
– In conclusione, la “realpolitik” spesso non aiuta a chiamare le cose con il loro nome, mentre la minaccia del comunismo si infiltra ovunque. Come possono i valori cattolici aiutarci a contrastare questa situazione?
Ciò che affrontiamo ora è il male assoluto incarnato in Russia. E, secondo il Vangelo, non possiamo servire Dio e il male allo stesso tempo, dobbiamo scegliere da che parte stare. Pertanto, il principio win-win tradizionalmente utilizzato nella diplomazia europea non è applicabile al caso di Putin. Nessuno al mondo ha applicato questa logica a Osama bin Laden perché era un terrorista. Non ci sono stati negoziati con Osama bin Laden, quindi perché dovrebbero esserci negoziati con Putin, se ha commesso molti altri crimini contro l’umanità in Ucraina? Putin è veramente un terrorista, ma poiché ha il vantaggio delle armi nucleari c’è il timore di prendere posizione. Ma quando il mondo capirà che questa logica della paura, la logica dell’appeasement con il male, è sbagliata? Ho la sensazione che Ucraina e Russia siano considerate due nazioni in conflitto che in qualche modo devono sedersi a un tavolo delle trattative. E non è così, non possiamo tollerare il male, dobbiamo affrontarlo. Il mio messaggio al mondo è: per favore, abbiate il coraggio di affrontare il male.
Martedì, 2 aprile 2024