Da Avvenire del 11/04/2024
Lavrov vola in Cina e Pechino ne approfitta per continuare la costruzione di un ordine globale alternativo a quello a trazione statunitense, con Washington accusata, senza troppi mezzi termini, di «comportamento egemonico e intimidatorio» nei confronti della comunità internazionale. Il Dragone sembra dunque intenzionato a impensierire sempre più seriamente quello che giudica il suo nemico naturale, ma ne se guarda bene dal farlo da solo e direttamente. Meglio circondarsi di quella cordata di Stati che, per un motivo o per l’altro, ha motivi di risentimento nei confronti degli Usa oppure vuole approfittare delle opportunità che un mondo a trazione cinese potrebbe offrire. Il presidente Xi Jinping lo definisce un «nuovo percorso di coesistenza armoniosa e di cooperazione vantaggiosa», ma la realtà è un po’ diversa. La prima categoria è sostanzialmente rappresentata da Russia, Iran e Corea del Nord, con Mosca capofila incontrastata. Anche volendo, la situazione non potrebbe essere diversa. Il Cremlino è legato a doppio filo alla Cina, che sta investendo da anni nelle parti più povere del Paese, soprattutto nel cosiddetto “estremo Oriente” russo. Una presenza aumentata progressivamente nel corso degli anni di potere di Vladimir Putin e che rappresenterà un tema importante quando ci sarà un cambio al vertice del potere moscovita.
Ci sono poi i Brics, la comunità di Paesi le cui economie hanno iniziato a emergere nel Terzo Millennio e di cui fanno parte anche la Cina, la Russia e l’Iran. A gennaio 2024 proprio Mosca ha assunto la presidenza di turno del gruppo che punta a «costruire un ordine mondiale multipolare» e che, con il passare del tempo, si è connotato sempre di più come una cordata che mira a scansare un ordine che il mondo, nella sua visione, lo ha governato per troppo tempo. Una situazione dove gli Usa, e per estensione l’Occidente, sono letteralmente assediati e con pochi margini di manovra rispetto a quelli che potrebbero diventare gli equilibri di domani. Lo stesso presidente Putin da settimane sta facendo campagna acquisti perché i Brics diventino sempre più numerosi e se da una parte ha dovuto mandare giù il ritiro dell’Argentina, dove il presidente, Javier Milei, è un liberista radicale che non nasconde il suo atlantismo, dall’altra può contare sull’arrivo degli Emirati Arabi Uniti. Il progetto è intercettare tutta quella macro regione chiamata “global south” dagli analisti di geopolitica che vede nell’Occidente qualcosa di simile a un predatore e che simpatizza per questo “ordine mondiale alternativo”’, con il quale spesso ha già rapporti diretti. Russia e Cina, ma anche la Turchia, che è un membro Nato, e quindi sulla carta fio occidentale, ma che in politica estera si comporta come un battitore libero, da anni hanno ampliato in modo consistente la loro presenza in territori chiave come l’Africa o l’Asia centrale. Grazie a questa influenza, Mosca e Pechino, si assicurano nel primo caso la possibilità di influire sulle votazioni all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e nel secondo il controllo di miniere, giacimenti di terre rare e ingenti porzioni di terre contivabili.