Da Il Foglio del 12/04/2024
Come a Natale, anche a Pasqua il regime di Daniel Ortega ha sguinzagliato la polizia per impedire ai fedeli cattolici di fare processioni. Il Nicaragua ha chiuso il 2023 con 119 prigionieri politici. A gennaio due vescovi, tre seminaristi e 13 sacerdoti sono stati liberati, ma espulsi dal paese, così come era avvenuto per i 222 prigionieri politici liberati nel febbraio 2023. Ma i 222 sono stati privati della cittadinanza, così come altri nicaraguensi, per un totale di 317. A fine febbraio i detenuti politici in Nicaragua erano saliti a 121. Dal 2018 28 università, 3.500 ong e 60 mezzi di informazione sono stati chiusi, e 208 giornalisti sono andati in esilio. A ottobre, è stato sciolto il partito politico indigeno Yatama, e arrestato il suo leader e deputato Brooklyn Rivera. Tra agosto 2022 e giugno 2023 ci sono stati otto attacchi violenti contro le popolazioni indigene, private con la forza di 21 mila ettari di terra. La repressione delle proteste del 2018 ha fatto 328 morti, oltre duemila feriti e centinaia di detenuti. Molti sottoposti a scosse elettriche, percosse, estrazione di unghie, asfissia e stupro. Tra il 2018 e il 2023 oltre 300 mila nicaraguensi sono fuggiti. “Il presidente Ortega, il vicepresidente Murillo e gli alti funzionari identificati nell’indagine devono essere ritenuti responsabili di fronte alla comunità internazionale, così come il Nicaragua, in quanto stato che perseguita il proprio popolo, prendendo di mira gli studenti universitari, le popolazioni indigene, le popolazioni afrodiscendenti, contadini e membri della Chiesa cattolica e di altre confessioni cristiane”, ha dichiarato il 29 febbraio il Gruppo di esperti sui diritti umani del Nicaragua istituito dall’Onu: “L’effetto sulla popolazione nicaraguense è devastante”.
Eppure questo stesso governo del Nicaragua si è permesso di citare in giudizio presso la Corte internazionale di giustizia la Germania accusandola di genocidio, per il suo appoggio a Israele.