In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato» (Giovanni 16,5-11).
La consapevolezza del male morale e spirituale dovrebbe essere forte e chiara: dovremmo assumere verso di esso la stessa sensibilità che abbiamo per le malattie fisiche. Gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) si compiono anzitutto iniziando bene la prima settimana, che ha appunto lo scopo di incrementare la presa di coscienza della tragicità del peccato.
Molto facilmente rifuggiamo dalle malattie fisiche con tutto l’impegno di solito profuso per medici e farmaci. Diversamente, non è semplice dare la giusta considerazione al peccato. L’“oscuro signore” è maestro nel distrarre dalla verità, camuffando il peccato con le più astute autogiustificazioni. È una grazia dello Spirito Santo poter vedere il peccato con gli occhi di Dio. Santa Teresa d’Avila (1515-1582) ebbe il privilegio di vedere in qual posto dell’inferno sarebbe finita senza la misericordia del Padre.
«Perché non credono in me». Prendendo contatto con la salvezza che porta Gesù Cristo, ci si domanda: “Come si fa a non credere?”. In realtà è per grazia che aderiamo ai misteri della fede. Le anime le converte lo Spirito santo, a cui noi possiamo fornire soltanto una buona occasione e un buon terreno. La maggior parte delle persone al mondo non crede in Cristo, ma è un modo troppo teorico di considerare una cultura. Tanti lo considerano ugualmente importante, ma in modo non pieno. Per i musulmani è soltanto un profeta, per tanti al mondo è un grande saggio, ma non il Figlio di Dio.
Anche il termine peccato nella Bibbia ha diverse sfumature di significato, soprattutto negli scritti giovannei. L’Apostolo, amico stretto di Gesù, intende non tanto l’atto peccaminoso in sé, quanto un modo di essere. Se un arto è slogato, non può produrre un gran movimento: allo stesso modo la mente umana, quando è priva della verità, non riesce a vedere con piena chiarezza.
Eppure i Padri della Chiesa greci sono concordi nel ritenere che nella mente umana risiede l’immagine di Dio. Essa è insopprimibilmente pungolata da quest’immagine, per cui desidera conoscere tutto della realtà creata dal Padre, perché le creature sono la prima rivelazione del Creatore e parlano di Lui. Però insieme all’immagine vi è anche la ferita del peccato originale, che impedisce di acquisire il Vangelo. Il concerto pieno di tutta la verità, della totale salvezza, è soltanto Gesù Cristo.