In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Giovanni 16,29-33).
«Ma io non sono solo, perché il Padre è con me». Esiste una solitudine desiderata, che è solo distanza dal frastuono del mondo, chiusura dello sguardo al mondo per aprire quello dell’anima. C’è poi una solitudine legata a uno stato di incapacità ad amare, che è solo il cuore arido del peccatore: il primo frutto del peccato è la perdita dell’amore verso il prossimo, che al contrario è frutto della vicinanza a Dio Padre.
Gli uomini di fede cercano la solitudine per stare con il Signore, il quale si fa trovare in una solitudine silenziosa. La solitudine tormenta tante anime perché il prossimo va amato per primo, senza riserve, di un amore che abbia un chiaro orizzonte eterno. Chi veramente ama con tutto il cuore supera l’orizzonte terreno, diventa generoso e gratuito verso il prossimo, senza limiti di confini. Costui è ricco del continuo contatto con la grazia di Dio, e propone al prossimo la stessa dolcissima presenza di Maria.
Nell’ora santa di adorazione eucaristica, siamo soli innanzi a Dio. Tutto vogliamo chiarire della vita della nostra anima: la osserviamo così com’è, senza trucco e orpelli. La solitudine è come uno specchio nitido che riflette il nostro volto con tutte le sue imperfezioni e rughe. Perciò l’uomo del mondo evita il silenzio della solitudine per non conoscersi. Al contrario, l’uomo di fede nel silenzio della solitudine chiede al Signore di rivelargli i suoi peccati per confessarli con la contrizione del cuore. È nel silenzio della solitudine che l’uomo di fede rafforza la sua amicizia con il Signore.
L’uomo del mondo che non vive una vita spirituale è sempre in cerca del chiasso e della folla per non incontrarsi con sé stesso. Quando la folla lo lascia e non è più immerso nel chiasso, trema, entra nell’angoscia, si sente solo. Entra nel peccato della mormorazione perché, secondo lui, nessuno lo pensa, lo ama e lo stima. Un santo pensiero che arricchirà la nostra posizione innanzi al giudizio di Dio è pensare a chi veramente abbiamo amato e fatto felice con la nostra presenza ricca di fede.