« In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: “Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano”. Gli risposero i suoi discepoli: “Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”. Domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette”. Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà » (Mc 8,1-10).
I vangeli riportano due distinti episodi (e non, come dice qualcuno, due redazioni diverse di uno stesso episodio) in cui Gesù ha moltiplicato pani e pesci per dare da mangiare alla moltitudine che lo aveva seguito. Nel primo (Mt 14,13-21; Mc 6,30-44) con cinque pani e due pesci ha sfamato cinquemila uomini, oltre alle donne e ai bambini. Nel secondo (Mt 15,32-39; Mc 8,1-10) con sette pani e « pochi pesciolini » dà da mangiare a cinquemila uomini, oltre alle donne e ai bambini. La prima moltiplicazione è riportata anche da Luca (9,10-17) e Giovanni (6,1-14).
È l’unico miracolo, oltre alla Resurrezione, riportato da tutti e quattro i Vangeli. Si tratta infatti di un miracolo particolare, il cui significato è stato colto con sicurezza dalla tradizione cristiana, perché annuncia il grande miracolo dell’Eucaristia. Gesù ha compiuto la sua opera di salvezza morendo sulla Croce e risorgendo. Questo evento non passa più ed estende i suoi effetti su tutti i tempi e tutti i luoghi. «Poiché dall’oriente all’occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti» (Mal 1,11).
Il profeta Malachia parla di un evento dei tempi messianici. In quei tempi un sacrificio sarà offerto non più soltanto nel tempio di Gerusalemme, ma in tutto il mondo. Non più soltanto dai sacerdoti di Aronne, ma dai pagani. Questa sacrificio è costituito da una «טְהוֹרָ מִנְחָה [mincha tehora]», cioè da un sacrificio non cruento, di generi alimentari e in più assolutamente puro. Tale cioè che non può essere contaminato da chi lo offre.
Questa profezia è stata subito colta dai cristiani per designare l’eucaristia. Infatti è un sacrificio che può essere offerto in molti luoghi. Che non può essere reso profano da nessuno. Se c’è è santo, perché è santo in sé stesso. È costituito da una offerta di generi alimentari: pane e vino. Questo cibo soprannaturale, che nasce da un atto di amore supremo, è diffuso continuamente e in modo sovrabbondante alle folle che cercano salvezza e guarigione.
Il Santo del giorno: Beato Giuseppe Allamano, fondatore e sacerdote