Gli affreschi del Beato Angelico in Vaticano
di Michele Brambilla
Nella Torre di Innocenzo III nei Palazzi vaticani, accanto alle Stanze raffaellesche, si trova la Cappella Nicolina, affrescata tra il 1446 e il 1448 per conto di Papa Niccolò V (1447-55). Era la cappella privata del Papa, che commissionò gli affreschi al Beato Angelico (1395-1455), al secolo Guido di Pietro e in religione Giovanni da Fiesole. Fu infatti a Fiesole che il giovane, nativo di Vicchio, prese l’abito domenicano, distinguendosi per la fedeltà alla regola in un’epoca di grande sbandamento morale nei conventi italiani.
Il piano iconografico prevedeva due cicli, uno dedicato a santo Stefano, l’altro a san Lorenzo, festeggiato in questo giorno. Entrambi i cicli sono stati perfettamente realizzati, dando a quello di santo Stefano principalmente i lunettoni. Il ciclo di san Lorenzo occupa la parte mediana delle pareti e ripercorre la vita del martire seguendo quasi alla lettera le indicazioni della Passio tramandataci.
Il “quasi” è d’obbligo, dato che gli abiti sono, per esempio, quelli medievali. Il pittore colloca gli avvenimenti all’interno di edifici, come la basilica di S. Pietro nella scena dell’ordinazione diaconale, che non erano certamente a disposizione dei cristiani del III secolo d.C., ma neanche questo è casuale. L’intento del Beato Angelico, come di tutti i pittori medievali e rinascimentali, è molto spesso attualizzare le pagine della Bibbia e della storia sacra per far comprendere ai fedeli che Cristo cammina sempre con noi, qui ed ora, e non c’è soluzione di continuità rispetto alla Chiesa delle origini, allora molto mitizzata dagli eretici.
Più ancora della scena del martirio, acquistano quindi una particolare importanza gli episodi dell’Ordinazione, di San Lorenzo riceve i beni della Chiesa e di San Lorenzo distribuisce le elemosine. Come detto, l’ordinazione diaconale è collocata nella navata della basilica di S. Pietro così come era visibile allora e i personaggi si muovono secondo la prassi rituale del Quattrocento: in un’epoca appena successiva allo Scisma d’Occidente (1378-1415), in cui il Soglio fu conteso da diversi antipapi, Beato Angelico ribadisce il legame inscindibile tra l’Apostolo e i suoi Successori, ma anche l’eterna validità dei Sacramenti così come conferiti dalla Chiesa.
In San Lorenzo riceve i beni della Chiesa la scena si sposta nel Palazzo apostolico: come noto dalla Passio, l’imperatore tentò di appropriarsi del denaro che la Chiesa destinava ai poveri, e qui abbiamo il Papa (con i tratti somatici del committente, Niccolò V) che, mentre i soldati sfondano la porta, consegna a san Lorenzo un sacchetto di monete. Nella scena successiva, quella delle elemosine, vediamo distribuire ai poveri di Roma il contenuto di quella sacca. Nella Passio leggiamo che san Lorenzo stupì i suoi carnefici mostrando loro i poveri quando gli venne intimato di consegnare ai soldati il “tesoro” della Chiesa.
Anche nei primi secoli si polemizzava, quindi, contro la “Chiesa ricca”! Ad ogni modo, la Chiesa, fedele ai comandi del Signore, ha sempre indicato come primo dovere del cattolico l’amore del prossimo, perché in ogni persona bisognosa c’è Cristo stesso che ci interpella. Non a caso san Lorenzo è sempre ritratto con la dalmatica: per la Chiesa anche la carità è un atto liturgico. Lo stesso spazio in cui avviene la scena delle elemosine è liturgicamente connotato, dato che vi ritroviamo la basilica vaticana.
Sabato, 10 agosto 2024