Il momento sacro e commovente del martirio delle suore carmelitane in “L’ultima al patibolo” e ne “I dialoghi delle carmelitane”.
di Lucia Menichelli
L’ultima al patibolo è un romanzo di Gertrud von Le Fort (1876-1971), scrittrice tedesca di nascita protestante, poi convertita al cattolicesimo. La storia raccontata ha ispirato il più famoso testo I dialoghi delle carmelitane scritto da Georges Bernanos (1888-1948) e oggetto di numerosi rifacimenti teatrali e cinematografici. Entrambe le narrazioni sono ispirate alla vicenda del martirio delle suore carmelitane del monastero di Compiègne avvenuto durante la Rivoluzione francese, il 17 luglio 1794. Le religiose furono condannate a morte con l’accusa di fanatismo da quel regime giacobino che non ammetteva credo se non quello della Ragione elevata a surrogato di divinità: in nome della tolleranza si mostrava intollerante verso chi realmente era in grado di mettere in discussione i presupposti del mondo nuovo che voleva creare. La vicenda del processo, della condanna e dell’esecuzione delle religiose fu documentata da atti su cui si basano tanto il romanzo della von Le Fort quanto l’opera di Bernanos. Ma L’ultima al patibolo è comunque un romanzo storico, dunque alcuni elementi della narrazione sono il frutto di invenzione. Anzitutto la protagonista, Blanche de la Force: una figura indimenticabile su cui l’attenzione dell’autrice si è particolarmente soffermata, al punto che la si ritiene una sua trasfigurazione letteraria. Dotata fin dalla nascita di un’indole estremamente fragile e piena di insicurezze, la ragazza decide comunque di prendere i voti e di entrare nel Carmelo, affrontando con perseveranza e decisione l’impegnativo percorso di fede all’interno del monastero sotto la guida della sua priora, in un momento storico particolarmente ostile agli ordini religiosi.
Davanti alla minaccia dell’imminente cruenta persecuzione, le carmelitane non esitano a votare la loro vita offrendosi come martiri, come attesta l’ampia documentazione raccolta al tempo.
Tutte le testimonianze concordano nel descrivere la morte delle suore come un momento commovente e pieno di sacralità: le sorelle intonano un canto che le accompagna fin sotto la ghigliottina; in tal modo, man mano che vengono uccise, le voci si fanno sempre meno numerose, il canto si assottiglia fino a tacere per sempre. Nel romanzo, significativamente, la voce del narratore, anch’egli un personaggio fittizio testimone oculare dei fatti, riporta tale sequenza precisando che lui, in mezzo alla folla, non abbastanza alto di statura, non era riuscito a vedere nulla e si era affidato solo all’udito, diventato quasi un super-senso. Le prime note del Veni Creator lo rendono calmissimo e anche la folla davanti a questo scenario ammutolisce, rapita, quasi incantata dalla melodia.
L’azione rasserenatrice del canto: un motivo antico, ancestrale che il mondo pagano attribuiva al mitico fondatore della poesia, Orfeo, capace con la sua voce di sovvertire le leggi della natura e di placare ogni disordine; l’eroe riesce a piegare al suo volere anche il misterioso e oscuro mondo dell’aldilà, quando tenta di riportare in vita la sua amata Euridice, ma poi la perde perché, contravvenendo al patto stabilito, prima del tempo si volta indietro a guardarla, per paura che lei non lo segua e, tornato tra i vivi, non potrà che continuare a cantare i suoi versi.
Anche Blanche de la Force ha ceduto alla paura: ha abbandonato il convento, ma per scappare lei non si è voltata indietro. Quindi non è tra le suore condannate ma è comunque presente all’esecuzione, nella piazza; si confonde nel vortice della folla assetata di sangue, ma è pronta a lasciarsi sedurre dalla melodia canora. E come Orfeo, stavolta impavidamente porterà a compimento il canto interrotto dell’ultima suora ghigliottinata e per questo le sarà riservata la stessa sorte che alcune varianti del mito raccontano sia stata riservata a Orfeo.
Naturalmente non possiamo sapere se o quanto consapevolmente questa reminiscenza pagana abbia orientato la scelta narrativa di Gertrud von Le Fort, ma certamente possiamo affermare che la fede cristiana ha inverato nella storia ciò che i miti classici hanno evocato nelle loro narrazioni.
Mercoledì, 24 luglio 2024