Effetti controproducenti del registro elettronico, le solite “conte” lgbt prima delle Olimpiadi, cosa ci insegna l’ultimo crash informatico
di Luca Bucca
– La settimana scorsa in questa rubrica abbiamo esposto qualche considerazione sull’uso degli smartphone e, in generale, di dispositivi che permettono l’accesso a internet da parte dei minori in maniera incontrollata. Lo abbiamo fatto prendendo spunto dalla circolare dell’11 luglio 2024 del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sull’uso degli smartphone e del registro elettronico nel primo ciclo di istruzione. Torniamo sull’argomento questa volta per trattare di un altro aspetto, quello appunto relativo all’utilizzo del registro elettronico. La domanda che ci poniamo (a dire il vero nel tempo sono stati in tanti, in modo alquanto trasversale, a porla) è se questo strumento non generi una forma di ipercontrollo dannoso. Se sia davvero utile che i genitori possano sapere, per esempio, il voto dell’ultima interrogazione dei figli prima che questi siano ritornati a casa, oppure non finisca per diventare uno strumento che non permette di metabolizzare la caduta, una pagella pessima, il dovere trovare il coraggio di riferire un brutto voto o cercare di rimediare senza dirlo, il fare i conti con la libertà di dire una bugia, fare una marachella, magari marinare la scuola, assumendosi il rischio di pagarne le conseguenze. In buona sostanza, ci chiediamo se il registro elettronico non finisca per compromettere la verifica di un rapporto di fiducia tra genitori e figli, il normale processo di crescita e maturazione, fatto di alti e bassi, di prove ed errori, che porta alla responsabilizzazione, prima in famiglia e poi anche nella vita. In tal senso è già un buon punto di partenza quanto disposto con la già citata circolare dal Ministro Valditara, cioè che fino al termine della scuola secondaria di primo grado l’utilizzo dello strumento digitale non sostituisca l’annotazione sul proprio diario cartaceo da parte degli studenti almeno di compiti e comunicazioni.
– Come ormai consuetudine, negli ultimi giorni prima dell’inizio delle Olimpiadi (e quelle di Parigi di quest’anno non fanno eccezione) gli ambienti lgbt fanno la conta di quanti appartenenti alla loro comunità parteciperanno alla manifestazione sportiva. Quest’anno, ad esempio, hanno dato parecchia enfasi alla presenza della mezzofondista statunitense Nikki Hiltz, dichiaratasi transgender e non binaria. La circostanza in realtà non ha nulla di eclatante, dal momento che certamente l’orientamento sessuale non influisce sulla prestazione e l’atleta, biologicamente donna, gareggerà appunto nella categoria femminile. Il problema è invece sorto in passato, quando in alcune competizioni si è permessa la partecipazione a competizioni femminili di uomini transgender, i quali, a parità di allenamento, presentano dal punto di vista agonistico un oggettivo vantaggio dovuto alla più prestante struttura fisica rispetto alle donne. Ultima nota a margine a proposito di genere, proprio in questa edizione il Comitato Olimpico Internazionale ha tenuto a sottolineare il raggiungimento della parità tra uomini e donne con la partecipazione ai giochi di 5250 maschi e 5250 femmine. Al di là degli slogan politicamente corretti, che anche all’interno di questo evento troveranno il loro spazio e la loro ribalta, sembrerebbe che tertium non datur.
– Il 19 luglio l’interruzione di alcuni sistemi di Cloud negli Stati Uniti e un bug nell’ultimo aggiornamento di un antivirus, usato da molte importanti aziende a livello mondiale, ha finito per generare gravi ripercussioni, che si sono protratte a lungo, sulla gestione dei servizi di trasporto, bancari, finanziari, sanitari. Eventi del genere possono essere utili per riportare alla giusta prospettiva la realtà che viviamo: spesso dominati da un delirio di onnipotenza, da una presunzione di autosufficienza, dal credere di potere fare tutto grazie alla tecnica, mentre in realtà avere a disposizione determinate tecnologie non cambia la natura dell’uomo, sempre vulnerabile e bisognosa degli altri, e soprattutto dell’Altro.
Mercoledì, 24 luglio 2024