Per avere la vita eterna occorre uno sguardo soprannaturale su se stessi, i propri beni e il mondo. Ecco perché abbiamo ancora più bisogno dell’intercessione della Madonna
di Michele Brambilla
L’Angelus del 13 ottobre di Papa Francesco segue gli spunti della pagina evangelica del giorno, che «ci parla di un uomo ricco che corre incontro a Gesù e gli chiede: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”». La risposta di Gesù è un invito ad una sequela radicale, che però spaventa l’interlocutore, il quale se ne va pensieroso perché «possedeva infatti molti beni».
Il Papa mette a fuoco anzitutto il momento iniziale del giovane ricco, che «va da Gesù correndo. È come se qualcosa nel suo cuore lo spingesse: in effetti, pur avendo tante ricchezze, è insoddisfatto, porta dentro un’inquietudine, è alla ricerca di una vita più piena»: quanti nostri contemporanei corrispondono a questo ritratto?
«Anche noi portiamo nel cuore un insopprimibile bisogno di felicità e di una vita colma di significato; tuttavia, possiamo cadere nell’illusione di pensare che la risposta si trovi nel possesso delle cose materiali e nelle sicurezze terrene. Gesù invece vuole riportarci alla verità dei nostri desideri e farci scoprire che, in realtà, il bene a cui aneliamo è Dio stesso, il suo amore per noi e la vita eterna che Lui e Lui solo può donarci», osserva il Pontefice. «La vera ricchezza è essere guardati con amore dal Signore – è una grande ricchezza questa – , e come fa Gesù con quell’uomo, amarci tra di noi facendo della nostra vita un dono per gli altri. Fratelli e sorelle, perciò, Gesù ci invita a rischiare, a “rischiare l’amore”», guardare al mondo e ai nostri beni in questo mondo così come li vede Lui. Il giovane ricco «non ha voluto rischiare l’amore e se n’è andato col volto triste».
Di amore ce ne sarebbe davvero tanto da rischiare, nel mondo di oggi. Ancora una volta il Papa non nasconde le tragedie del nostro tempo, infatti «continuo a seguire con preoccupazione quanto sta avvenendo in Medio Oriente, e chiedo ancora una volta un immediato cessate il fuoco su tutti i fronti». Aggiunge che «sono vicino a tutte le popolazioni coinvolte, in Palestina, in Israele e in Libano, dove chiedo che siano rispettate le forze di pace delle Nazioni Unite. Prego per tutte le vittime, per gli sfollati, per gli ostaggi che auspico siano subito rilasciati, e spero che questa grande inutile sofferenza, generata dall’odio e dalla vendetta, finisca presto».
Altro crogiuolo d’odio e dolore è l’Ucraina, pertanto «rivolgo il mio appello affinché gli ucraini non siano lasciati morire di freddo, cessino gli attacchi aerei contro la popolazione civile, che è sempre la più colpita». Francesco cita anche Haiti, altro dramma dimenticato sullo scacchiere internazionale.
Se però conserviamo lo sguardo soprannaturale di cui il Papa ha parlato nell’Angelus, non c’è male che non possa essere vinto dal bene. Il Santo Padre indica la via esplicitamente, dapprima elencando «l’Associazione Milizia dell’Immacolata fondata da San Massimiliano Kolbe», morto martire, come noto, nel “buco nero” del Novecento, Auschwitz; poi, rivolgendosi alla Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” e alla sua iniziativa di preghiera globale per la pace, menzionando il fatto che «oggi ricorre l’anniversario dell’ultima apparizione a Fatima». Nelle sue apparizioni del 1917 la Madonna preannunciò ai tre pastorelli la vittoria del suo Cuore immacolato. Papa Francesco, come noto, il 25 marzo 2022 ha consacrato a quel Cuore immacolato la Russia, l’Ucraina e l’umanità intera.
Lunedì, 14 ottobre 2024