In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». (Lc 12, 39-48)
Il timor di Dio è l’antidoto ad ogni altro timore. “Non abbiate paura” (12,7); “Non preoccupatevi di quello che dovete dire” (12, 11); “Non preoccupatevi troppo del cibo” (12,22). Qui Gesù abbatte la paura e l’ansia che tanto condizionano il carattere di tante persone. Il vangelo libera non solo la mente ma anche il cuore. Vince l’ignoranza ma anche dalla paura. Libera non solo dall’oppressione esteriore, ma anche da quella interiore.
La paura è la nostra condizione esistenziale. Compare fin dall’infanzia e ci segue fino alla morte. Un bambino ha paura di tante cose (terrore infantile); l’adolescente ha paura dell’altro sesso e si avviluppa in complessi di timidezza e di inferiorità, l’adulto sperimenta l’angoscia del mondo, del futuro, avverte la sua vulnerabilità in un mondo violento e impazzito. Gesù lo definisce paura del domani (che cosa mangeremo?), paura del mondo e dei potenti (“coloro che uccidono il corpo”). Gesù risponde: “Nolite timere!” Le parole di Cristo sono sempre vere ed efficaci ed operative.
Non sono mai dei semplici e sbrigativi: “Fatti coraggio!” come spesso si sente dire. Gesù è l’esempio di uomo coraggioso. Non ha mai avuto paura delle cose e degli altri. Ha temuto, nel Getsemani, Dio e il peccato. Quando giunse la ciurma dei soldati ad arrestarlo chiese : “Chi cercate? Risposero Gesù il nazareno. Sono io! E quelli caddero a terra”. Gesù è l’uomo liberato integralmente dalle paure. Il “religioso e politico in Israele”, si allarmano a suo riguardo e poi lo eliminano, proprio perché è troppo libero. Con un simile in circolazione, c’è da aspettarsi di tutto, perfino che la gente smetta di temere e tremare davanti ai potenti e, in tal caso, quale conseguenze vi sarebbero? Il potere umano e sempre retto sulla paura: “Oderint dum metuant!”: mi odino purché mi temano, diceva un imperatore romano. Il Vangelo è come un bel coro polifonico dove ogni voce canta uno stato di liberazione: dall’ansia, dal batticuore, dalle varie nevrosi, dalla fretta…O sarà il vangelo a liberare il nostro cuore – o come accade in Italia- la principale causa di morte è l’infarto.