Una prima e breve analisi che fornisce elementi di riflessione sulla prossima legge di bilancio
di Achille Paliotta
Il 15 ottobre 2024 il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Disegno di Legge di Bilancio 2025, con l’intento di tracciare la rotta della politica economica per l’anno venturo. In linea generale, la legge di Bilancio è volutamente improntata a una prudenza necessaria e responsabile, in questa determinata fase storica, il cui fine precipuo è quello di mantenere i conti in ordine, non aumentare la spesa pubblica ed avviare un percorso di rientro dal disavanzo eccessivo, con l’impegno a scendere sotto la soglia del 3% del rapporto deficit/PIL già nel 2026.
Il rafforzamento delle finanze pubbliche è un obiettivo primario del Governo, che porterebbe anche a una maggiore percezione di stabilità finanziaria, e ciò è fondamentale per mantenere l’attuale rating e ridurre lo spread. Sempre in quest’ottica, il deficit pubblico si ridurrà di circa 10 miliardi tra il 2024 e il 2025. Questo calo è necessario, poiché il livello attuale del deficit, pari al 3,3%, supera quello del periodo pre-Covid, che era dell’1,6%. Del resto, i vincoli della spesa sono lì a ricordare a tutti che nessun pasto è gratis.
Ciò premesso, è lecito domandarsi se la manovra preveda una qualche forma di attenzione all’equità sociale. A parere di chi scrive, la risposta è senz’altro affermativa, poiché è stato previsto un pacchetto di misure significative destinate a sostenere le famiglie, con un investimento complessivo di circa 1,5 miliardi di euro, «una delle nostre priorità» ha sottolineato il premier Giorgia Meloni. Queste misure sono orientate principalmente a incentivare la natalità e a migliorare il benessere delle famiglie con figli. È allo studio del Governo, difatti, l’introduzione di un quoziente famigliare, di cui si era discusso ampiamente nell’incontro promosso, a Palazzo Chigi, dal Sottosegretario di Stato, Alfredo Mantovano, con le associazioni famigliari, fra cui il network “Ditelo sui tetti!” e il Forum delle associazioni familiari, e a cui era presente anche Alleanza Cattolica con il suo reggente nazionale, Marco Invernizzi. Il quoziente servirà a definire i nuovi tetti delle detrazioni fiscali: da questa revisione il Governo si aspetta di ricavare un miliardo di risparmi.
Verrà introdotto un nuovo contributo di mille euro per i genitori che avranno un neonato nel 2025: si dovrebbe chiamare “Carta per i nuovi nati”, destinato a famiglie con un reddito ISEE fino a 40.000 euro. Questo bonus è una ripresa del sostegno che era stato assorbito dall’Assegno unico (AU) e rappresenta un aiuto concreto per le spese iniziali legate alla nascita, liberando così questa misura da un’ipotetica procedura di infrazione europea pendente sull’AU.
Il bonus per la frequenza degli asili nido sarà ulteriormente potenziato. Di fatto, l’asilo diventa sostanzialmente gratuito dal secondo figlio in poi. Attualmente le famiglie possono ricevere fino a 3.600 euro all’anno per ogni figlio, in base al reddito. La novità consiste ora nell’esclusione dell’AU dal calcolo dell’ISEE, permettendo così a più famiglie di accedere a questo beneficio.
Per quanto riguarda i congedi parentali il tetto massimo passerà da due a tre mesi retribuiti all’80% dello stipendio, offrendo così maggiore supporto ai genitori durante i primi mesi di vita del bambino, mentre la soglia di esenzione fiscale per i fringe benefits aziendali sarà aumentata a duemila euro per i dipendenti con figli a carico e a mille euro per gli altri. Quest’ultima misura mira a incentivare le aziende a offrire supporto economico ai propri dipendenti. Vale qui evidenziare, inoltre, che circa metà dei 30 miliardi previsti servirà a rendere strutturale il cuneo fiscale, a beneficio soprattutto dei lavoratori a più basso reddito, vale a dire fino a 40 mila euro.
Verrà introdotto, infine, un tetto di spesa per chi presiede enti finanziati dallo Stato che non potrà percepire più dell’indennità del Presidente del Consiglio, pari a 120.000 euro. Sempre rispetto all’equità sociale vale qui sottolineare anche il contributo chiesto a banche e assicurazioni (3,5 miliardi), con le banche che per due anni non avranno crediti di imposta e la spending review richiesta a Ministeri (3 miliardi) e a Enti locali (1 miliardo).
Il Governo ha dichiarato che queste misure sono parte di una strategia più ampia per sostenere la natalità e migliorare la qualità della vita delle famiglie italiane. L’investimento previsto evidenzia l’impegno dell’esecutivo nel promuovere politiche familiari più inclusive e generose. In definitiva, la manovra si propone non solo di offrire un sostegno immediato alle famiglie, ma anche di creare un ambiente favorevole alla crescita demografica e all’equità sociale in Italia.
Martedì, 22 ottobre 2024