Uno dei Paesi chiave dell’Europa in bilico tra Occidente e Oriente
di Remus Tanasâ
La prima tappa della battaglia elettorale per la Repubblica di Moldavia si è conclusa senza una vera decisione. La parte orientale del vecchio principato della Moldavia, che oggi costituisce la Repubblica di Moldavia, è sempre stata una terra contesa fra la Russia (zarista, sovietica e putiniana) ed il richiamo della latinità. Moldavi, valacchi e transilvani fanno parte tutti quanti del mondo romeno per quello che riguarda la lingua, i costumi, la memoria storica e, per certi versi, pure la religione. Invece la parte occidentale del vecchio principato moldavo, insieme alla Valacchia, costituirono il cuore della Romania. La Russia aveva annesso la parte orientale del vecchio principato della Moldavia (che prese poi il nome di “Bessarabia”) nel 1812 e fin da subito provò a cambiare la percezione storica che i sudditi moldavi avrebbero potuto avere di loro stessi. Perciò insisteva a dire che il cosiddetto “moldavo” era una lingua diversa dal romeno, che il popolo moldavo non era per niente imparentato con i valacchi ed i transilvani, addirittura qualcuno si azzardò a “teorizzare” che i moldavi della Moldavia orientale fossero diversi dai moldavi della regione occidentale delvecchio principato, che dal 1859 contribuì a fondare lo Statoromeno.
L’episodio elettorale appena concluso non è altro che la continuazione delle due proposte di civiltà che si contendono il campo, quella romena di stampo (u)europeo e quella russa, avanzata da sempre in terminidi Lebensraum. Ci sono state varie sfumature, ma tutte possono essere contenute in una delle due aspirazioni.
Si deve subito precisare che l’obiettivo principale degli attori coinvolti è stato il referendum per decidere se la Moldavia avrebbe dovuto modificare la costituzione per sancire l’intenzione di aderire all’UnioneEuropea.
I filorussi hannofatto di tutto per bloccare il referendum. Una bocciatura per motivi di quorum, oppure una vittoria del “no”, sarebbe stata la dimostrazione che l’attuale presidente del Paese, che è anche la promotrice dell’integrazione europea, Maia Sandu, non è più la persona giusta per governare la Moldavia e che la proposta del referendum era una fonte di discordia tra i cittadini. Inoltre, ogni iniziativa politica concernente l’integrazione sarebbe stata facilmente denigrata dai filorussi, adducendo come argomentazione che la voce del popolo si era espressa contro.
Il referendum si è deciso al limite (50,38% dei “si”), ma non si può dire che il popolo abbia parlato chiaramente a favore dell’adesione alla UE. I più “europeisti” sono stati i moldavi della diaspora, che giustamente hanno votato in massa a favore dell’Unione Europea.
Per quello che riguarda la competizione presidenziale, Maia Sandu ha vinto il primo turno con il 42,49% delle preferenze. Insieme a lei arriva al secondo turno Alexandr Stoianoglo, ex procuratore generale e candidato filorusso del Partito dei Socialisti, con il 25,95% dei voti. La partita si giocherà nelturno del 3 novembre. La rielezione dell’attuale presidente non è scontata, dato che gli altri tre candidati sono dichiaratamente filorussi (Renato Usatî ha preso il 13,79%, Irina Vlah il 5,48%, Victoria Furtună il 4,45%).
A prescindere dall’ingerenza negli affari interni della Moldavia da parte della Russia tramite vari personaggi con noti punti di riferimento al Cremlino (per esempio la rete dell’oligarca moldavo Ilan Șor, latitante in Russiadopo la condannadellaCorte di Apello di Chișinău a 15 anni di reclusione per aver preso parte ad una frode bancaria da un miliardo di dollari), si devono aggiungere alcune osservazioni. Innanzitutto, i moldavi favorevoli all’integrazione sono molti di più rispetto al voto espresso. Alcuni hannovotato “no” per ammonire la politica dell’attuale governo. Per essi, quindi, il “no” è stato una sorta di punizione nei confronti del presidente Maia Sandu. Altri hanno votato “no” per la paura genuina di infastidire la Russia. Hanno votato anche “no” quelli che in modo insensato credono che la minaccia principale alla sovranità moldava venga dall’Unione Europea. Si deve anche rimproverare all’attuale governo di avere sperperato le risorse per combattere l’opzione sfavorevole all’integrazione invece di concentrarsi sulla strategia per la promozione del “si”. Il risultato è stato quindi una campagna contro i fautori del “no” invece di chiarire perché il “si” sarebbe stato preferibile.
Comunque, la situazione sarà più comprensibile solo dopo il secondo turno delle presidenziali. Se Maia Sandu sarà rieletta, si potrebbe trarre qualche vantaggio per la causa europeista, usando però con più cautela la carta del referendum. Se invece vincerà Alexandr Stoianoglo, allora il referendum sarà ricordato, almeno per qualche decennio, come un momento di contesa tra i moldavi.
Martedì, 29 ottobre 2024