« Una bocca amabile moltiplica gli amici, una lingua affabile le buone relazioni. Siano molti quelli che vivono in pace con te, ma tuo consigliere uno su mille. Se vuoi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui. C’è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. C’è anche l’amico che si cambia in nemico e scoprirà i vostri litigi a tuo disonore. C’è l’amico compagno di tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura. Nella tua fortuna sarà un altro te stesso e parlerà liberamente con i tuoi servi. Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e si nasconderà dalla tua presenza. Tieniti lontano dai tuoi nemici e guàrdati anche dai tuoi amici. Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele non c’è prezzo, non c’è misura per il suo valore. Un amico fedele è medicina che dà vita: lo troveranno quelli che temono il Signore. Chi teme il Signore sa scegliere gli amici: come è lui, tali saranno i suoi amici » (Sir 6,5-17).
Chi è il vero amico? Chi ti è più simpatico? Chi ti sta sempre vicino? Quello con cui giochi volentieri a calcetto? No. Il vero amico è quello che non ti abbandona nel momento della prova. Come faccio a riconoscerlo? Per conoscerlo davvero dovresti metterlo alla prova. Non è sempre facile e soprattutto non sempre è opportuno. Un amico vero però lo abbiamo con certezza. Chi è? È qualcuno che abbiamo messo ripetutamente alla prova… e forse continuiamo a farlo. Messo alla prova in modo antipatico, costante e spesso violento ha continuato ad amarci. Non soltanto rimanendoci simpaticamente vicino, ma prodigandosi per noi.
Che cosa ha fatto per noi? Ha dato per noi la vita e « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici » (Gv 15,13). La cosa è tanto più potente e stupefacente se avviene per qualcuno che ti fa del male. Non un male qualunque: per qualcuno che ti fa soffrire torturandoti e togliendoti la vita. « La Chiesa, nel magistero della sua fede e nella testimonianza dei suoi santi, non ha mai dimenticato che “ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento delle […] sofferenze” del divino Redentore. Tenendo conto del fatto che i nostri peccati offendono Cristo stesso, la Chiesa non esita ad imputare ai cristiani la responsabilità più grave nel supplizio di Gesù, responsabilità che troppo spesso essi hanno fatto ricadere unicamente sugli Ebrei: ” E’ chiaro che più gravemente colpevoli sono coloro che più spesso ricadono nel peccato. Se infatti le nostre colpe hanno tratto Cristo al supplizio della croce, coloro che si immergono nell’iniquità crocifiggono nuovamente, per quanto sta in loro, il Figlio di Dio e lo scherniscono [cfr. Eb 6,6 ] con un delitto ben più grave in loro che non negli Ebrei. Questi infatti – afferma san Paolo – “se lo avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria” (1Cor 2,8). Noi cristiani, invece, pur confessando di conoscerlo, di fatto lo rinneghiamo con le nostre opere e leviamo contro di lui le nostre mani violente e peccatrici [Catechismo Romano, 1, 5, 11] “.
“E neppure i demoni lo crocifissero, ma sei stato tu con essi a crocifiggerlo, e ancora lo crocifiggi, quando ti diletti nei vizi e nei peccati” [San Francesco d’Assisi, Admonitio, 5, 3] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 598). « Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro ». Ecco allora il nostro tesoro! Come facciamo ad averlo? Il suo “prezzo” è la fede. Per mezzo della fede Gesù abita nel nostro cuore (cfr. Ef 3,17) e di lì, con lui e per mezzo di lui, diventiamo capaci di amare: « In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli » (1Gv 3,16).
Il Santo del giorno: San David di Menevia (del Galles), Vescovo