Islam violento da nord a sud, la strage di Charlie Hebdo senza ipocrisia, riposizionamento russo nel Mediterraneo
di Luca Bucca
– Le violenze perpetrate da decine di giovani musulmani in Piazza Duomo a Milano durante la notte di San Silvestro sono ormai note e ampiamente documentate. Non si tratta neanche della prima volta: fatti analoghi accaddero nel Capodanno 2022. In ogni caso, meno risalto ha avuto quanto accaduto dall’altra parte d’Italia, a Paternò, in provincia di Catania, qualche ora dopo, quando altri stranieri hanno disturbato la tradizionale processione di Gesù Bambino, costringendola a un anticipato rientro in chiesa per evitare incidenti. Che in Italia, come nel resto d’Europa, si moltiplichino eventi del genere, esistano zone franche fuori dal controllo delle forze dell’ordine e proliferino luoghi di “coltura” del radicalismo islamico è ormai sempre più evidente. Rispondere alla violenza con altra violenza sarebbe sbagliato, come è sbagliato minimizzare o parlare di casi isolati. Il problema è reale e un certo modello di integrazione ha evidentemente fallito: prenderne atto sarebbe il primo passo per potere intervenire seriamente, prima che la situazione vada definitivamente fuori controllo. Per chi poi non riuscisse proprio a immaginare quale potrebbe essere l’esito ultimo di un approccio “morbido” al fenomeno, si consiglia la lettura del romanzo distopico di Michel Houellebecq, Sottomissione. Fantasia? Fino a un certo punto purtroppo.
– Ribadiamo subito l’ovvio, onde evitare fraintendimenti: uccidere chi offende una religione non si fa ed è male. Quindi resti ferma la condanna per i terroristi islamici che, dieci anni fa, trucidarono i vignettisti di Charlie Hebdo. Detto questo ci sia consentito dire che Charlie Hebdo non ci piace, non fa ridere ed è violento. Non ci piace quando scherza sui morti (ricordate la vignetta dopo il terremoto di Amatrice, nel 2016?) e non ci piace quando prende in giro le religioni, che sia l’islam, il cattolicesimo o qualsiasi altra. Se questa è la libertè, la stanno usando davvero male.
– In questi giorni, in seguito alla caduta del regime siriano di Assad, la Russia ha avviato un’operazione nel Mediterraneo per trasferire in Libia (praticamente davanti alle coste italiane) le proprie forze navali, aeree e terrestri ancora presenti in Siria. Le ripercussioni potrebbero essere significative, negative e pericolose non solo per l’Africa, ma per tutta l’area euromediterranea.
Mercoledì, 8 gennaio 2025