Agostino Carloni, Cristianità n. 393 (2018)
La pubblicazione di questo articolo vuole essere un omaggio a Giovanni Cantoni in occasione del suo ottantesimo compleanno. Fondatore di Alleanza Cattolica, da qualche anno Cantoni, per motivi di salute, ha dovuto abbandonare la guida diretta dell’associazione, di cui ora è reggente nazionale onorario. Dalle testimonianze traspare con evidenza l’impronta del fondatore, che si è dedicato per decenni alla formazione dei militanti con passione e con generosità.
«Preghiera, azione, sacrificio»
Fra i molti talenti del fondatore e reggente nazionale onorario di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni, da tempo sofferente, emerge quello del comunicatore dotato di una dialettica e di una capacità assolutamente straordinarie di arrivare al cuore e alla mente delle persone.
La comunicazione in lui era — il verbo all’imperfetto descrive purtroppo il suo attuale stato di dolore muto — uno strumento e mai un fine. Non cercava l’applauso, ma la conversione del prossimo, mosso dalla volontà di gettare le fondamenta di quella che san Giovanni Paolo II (1978-2005) ha definito «una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio».
La sua conoscenza profonda della scuola di pensiero contro-rivoluzionario e della dottrina della Chiesa Cattolica in materia sociale, e non solo, era al servizio della buona battaglia che egli conduceva animato da quel fuoco, tipico dello spirito di san Luigi Maria Grignion de Monfort (1673-1716), che «incendiava» ogni parola nelle conferenze o nei colloqui con l’interlocutore, magari poco più di un ragazzino confuso e alla ricerca di un orizzonte esistenziale pieno di senso.
Cantoni sapeva riscaldare i cuori e dare risposte con le proprie parole, con il proprio sguardo, con il proprio accompagnare con il movimento delle mani e del viso quanto andava dicendo.
Ma soprattutto avvinceva e convinceva con la coerenza fra le parole e i fatti.
Sono passati più di quarant’anni dal primo momento che lo incontrai e ciò che anima l’agire dei militanti della mia età affonda ancora nell’obiettivo di rendere gloria a Dio attraverso la diffusione della dottrina sociale cristiana che lui ha saputo trasmettere.
Il suo metodo dovrebbe essere studiato in molti corsi universitari di Scienze della comunicazione, spesso fumosi e non sempre utili ai giovani che li frequentano. Cantoni faceva della reiterazione l’elemento centrale della conversazione. E ogni volta che percepiva, anche in uno solo degli uditori, qualche perplessità o non comprensione, ritornava sul concetto per esprimerlo in nuove forme con esemplificazioni che spaziavano dalla battuta alla citazione erudita. Non si stancava mai di guardare l’interlocu-tore, di chiedergli come era andata e se il discorso era stato chiaro. L’obiettivo era, ed è ancora, quello di creare una mentalità cristiana che riconosca quotidianamente nei comportamenti e nelle leggi la regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Una battaglia di una vita che Giovanni Cantoni, da pochi giorni ottantenne, continua silenziosamente a combattere dando forza a ciascun militante, anziano o giovane, dal letto in cui è e seguendo, per quanto possibile, il motto dell’editoriale che aprì il numero «zero» di Cristianità nei primi anni 1970: «Preghiera, azione, sacrificio».