In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. (Lc 4,38-44)
Il Vangelo di quest’oggi conclude il quarto capitolo di Luca, dedicato al ministero in Galilea, soprattutto nella città di Cafarnao, luogo consistentemente abitato e visitato da viaggiatori, soldati, mercanti. Gesù, infatti, vuole raggiungere molte anime e sceglie questa città come base o stazione missionaria prima di scendere al sud, in Giudea, nel territorio ove la pratica religiosa dell’antico Israele era molto radicata con una serie, però, di deviazioni dalla Legge di Mosè. L’evangelista riporta la notizia di uno delle numerose guarigioni compiute da Gesù in Galilea: quella della suocera di Pietro. In pochi versetti ci dà due insegnamenti importantissimi: il primo, quello della preghiera di intercessione, probabilmente da parte dei familiari della donna. È fondamentale pregare per gli altri, supplicare la misericordia di Dio perché siano elargite grazie a familiari, amici e nemici. La Chiesa ci raccomanda di farlo prescrivendo la settima opera di misericordia spirituale: pregare Dio per i vivi e per i morti. Lo facciamo quando chiediamo che siano offerte le Sante Messe per queste intenzioni, lo facciamo quando recitiamo il Santo Rosario. Il secondo insegnamento è contenuto nelle parole che seguono alla notizia della guarigione: “la donna cominciò a servirli”. Le guarigioni interiori, oltre che esteriori, dispongono l’anima alla pratica del bene, all’esercizio della carità, all’adempimento dei propri doveri per compiere l’unica missione del cristiano nel mondo: il servizio. Infine, nel racconto del miracolo colpisce l’autorità sovrana di Cristo: “all’istante” la febbre scomparve. La signoria di Cristo si estende a tutto e a tutti. A noi il privilegio di riconoscerla e di prestare il nostro servizio.
