La serie riesce nell’intento di offrire un prodotto apprezzabile, curato e a tratti commovente, dimostrando che raccontare ciò che è Vero con semplicità e trasparenza d’animo può generare il Bello.
di Andrea Arnaldi
Il racconto evangelico è uno dei soggetti principali che le arti hanno raffigurato ed interpretato in ogni tempo. Questo vale con riferimento sia alla immensa produzione delle arti figurative degli ultimi venti secoli sia alla molto più recente produzione cinematografica: la vita di Gesù, con tutte le sue implicazioni di ordine storico, sociale, culturale e ovviamente spirituale e religioso ha ispirato e continua ad ispirare il pensiero e l’arte degli uomini. Il cinema ci offre molti prodotti, di differente livello qualitativo, che spaziano dai kolossal americani di ispirazione biblica alle opere più raffinate del grande cinema d’autore del Novecento, fino ad arrivare al lungometraggio di Mel Gibson “La Passione di Cristo” (2004), che presenta evidenti elementi di originalità rispetto ad una narrazione classica spesso patinata, didascalica, per lo più scarsamente coinvolgente.
Alcuni anni fa ha preso vita l’ambizioso progetto americano di “The Chosen” (il Prescelto), la prima serie sulla vita e l’insegnamento di Gesù di Nazaret, concepita in sette stagioni e giunta adesso alla quinta, interamente realizzata grazie a una capillare campagna di raccolta delle offerte del pubblico e del tutto indipendente dalle case di produzione cinematografica. L’idea nasce in ambito evangelico statunitense ma rappresenta un fecondo esempio di collaborazione tra il mondo evangelico (rappresentato dall’ideatore, regista e produttore Dallas Jenkins) e quello cattolico (espresso soprattutto dall’attore che impersona il Cristo, Jonathan Roumie), rafforzata dal fatto che la consulenza biblica per la stesura della sceneggiatura è assicurata da teologi evangelici e cattolici con l’unico intento di presentare la narrazione nel modo più fedele possibile al dato scritturistico.
L’indipendenza assoluta della produzione rispetto alle Major del cinema americano è forse la chiave di volta per la riuscita del progetto. Non solo il denaro per realizzare la serie proviene dalla più imponente operazione di crowdfunding mai realizzata in questo ambito, ma fino alla uscita della quarta Stagione gli episodi della serie sono stati stabilmente visibili, in modo totalmente gratuito, unicamente attraverso il canale di streaming realizzato e gestito dai produttori stessi mediate un’app scaricabile su smartphone e computer.
Adesso, dopo alcuni passaggi estemporanei su canali televisivi, sulla piattaforma YouTube e in alcune sale cinematografiche per particolari “anteprime”, l’intera serie (almeno quella fino ad oggi già girata e doppiata) è sbarcata sulla piattaforma Netflix divenendo quindi accessibile ad un’ampia fascia di utenti televisivi.
L’opera si pone un obiettivo di fondo: raccontare la vita di Gesù in modo aderente al racconto dei Vangeli e degli “antefatti” veterotestamentari, presentando una realtà viva, realistica, comprensibile, capace di evidenziare luci e ombre nel difficile processo di comprensione del messaggio di Gesù da parte dei suoi contemporanei (a partire da apostoli e discepoli) e di mostrare una umanità profonda ed empatica di Gesù davvero inconsueta rispetto alle rappresentazioni ieratiche e distaccate troppo volte imposteci dalla cinematografia.
Inoltre, la narrazione compie una operazione molto interessante e vincente quando, pur senza forzare e tanto meno alterare il dato scritturistico, “immagina” fatti, personaggi, connessioni che la Scrittura non menziona ma che risultano credibili aiutando a comprendere la dinamica dei fatti narrati ed il loro più profondo significato. Si tratta di quella forma di libertà letteraria di cui è un efficace esempio l’opera dello scrittore polacco del Novecento Jan Dobraczyński (1910 – 1994) il quale nello straordinario romanzo “L’ombra del Padre” racconta con dovizia di dettagli, particolari e dialoghi la vita e la missione di San Giuseppe, offrendo una narrazione profonda, credibile, commovente e totalmente compatibile con le (poche) notizie che i Vangeli offrono su questo grandioso personaggio.
Utilizzando questa medesima tecnica narrativa, affiancata a numerosi flashback che rimandano all’Antico Testamento, The Chosen riesce nell’intento di offrire un prodotto apprezzabile, curato e a tratti commovente, capace di coinvolgere lo spettatore nonostante un ritmo narrativo basso, qualche evitabile lungaggine e una certa disomogeneità di durata e di qualità del racconto tra i vari episodi.
Benché sia un prodotto certamente migliorabile, gli aspetti positivi sono di gran lunga prevalenti e consigliano la visione dell’intera serie (almeno delle quattro Stagioni fino ad oggi ultimate, in attesa di poter visionare la Quinta in uscita proprio in questi giorni).
Le figure della Maddalena, di Nicodemo, di Matteo, del Centurione e della Vergine Maria sono tratteggiate con delicatezza e profondità di introspezione, mentre spiccano alcuni episodi di grande impatto emotivo come quelli dedicati alle Nozze di Cana, a Giovanni Battista, alla resurrezione di Lazzaro e ad alcuni miracoli pubblici (il cieco nato, la figlia di Giairo e l’emorroissa, la moltiplicazione dei pani e dei pesci).
Con la Quinta Stagione la serie inizia il racconto della Passione del Signore. Attendiamo con interesse di vedere come verrà narrata questa fase cruciale della vita terrena del Cristo, ma quanto visto finora è motivo di conforto: raccontare ciò che è Vero con semplicità e trasparenza d’animo può generare il Bello.
Sabato, 23 agosto 2025
