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Il pensiero del giorno

13 Settembre 2025 - Autore: Don Giuseppe Zanghì

Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande” (Lc 6, 43-49).


Il discepolo che non accetta l’insegnamento di Gesù circa la necessità e il dovere di diffondere il suo amore nel mondo fino all’eliminazione dell’odio verso i nemici e all’impegno di pregare per loro, non può presumere di essere vero discepolo di Gesù, ma neanche pretendere di migliorare il prossimo in generale con la sua critica corrosiva ed ipocrita, senza prima essersi impegnato a correggere i propri errori e difetti. Intendiamoci. Gesù insegna chiaramente non la pratica del basso profilo della rinuncia e della superficialità nel servizio educativo del prossimo, lasciandoci nel comodo alibi della persistenza dei nostri difetti più o meno gravi. Piuttosto ci esorta ad uscire dal buio della sfacciata e paralizzante ipocrisia del compromesso per tendere decisamente alla meta entusiasmante della riforma di vita: “Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. Grazie a Dio, lo sappiamo bene: bisogna riformare la società a partire logicamente dall’umile e gioiosa propria riforma personale.  Proprio perché non ci va bene lo stato di sovversione e di autodistruzione prodotto dal “non serviam” diabolico e dal conseguente sistema di peccato nella persona e nelle società umane, sentiamo il nobile dovere di riformare noi stessi e la società in cui viviamo, coordinando e concentrando le forze, provenienti da ogni esistenza vissuta secondo la propria vocazione, uniti nella buona battaglia come fratelli e sorelle di buona volontà in Cristo.

Lasciamo volentieri ai rivoluzionari i loro metodi anarchici e libertari per puntellare il loro mondo morente, da essi stessi ideologicamente sognato e prodotto. Noi, alla scuola del vero e unico Maestro, nostro Salvatore, impariamo e pratichiamo continuamente la riforma di vita a tutto campo, partendo dalle nostre singole persone, certamente nella trama delle relazioni interpersonali e sociali secondo l’esortazione conciliare: “Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo. Tutti insieme, e ognuno per la sua parte, devono nutrire il mondo con i frutti spirituali (cfr. Gal 5,22) e in esso diffondere lo spirito che anima i poveri, miti e pacifici, che il Signore nel Vangelo proclamò beati (cfr. Mt 5,3-9). In una parola, «ciò che l’anima è nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo» [9]” (LG 38; cf. Leone XIV, A una Delegazione di Personalità Politiche della Francia, 28 agosto 2025). Fra noi non ci sarà il clima avvelenato dagli errori dottrinali e morali della Rivoluzione, ma la condivisione del fervore per la restaurazione personale e sociale. Punto di forza necessario e nostro fiore all’occhiello sarà l’acquisizione continua della buona e incontaminata dottrina, per la promozione del bene comune, grazie alla facilitazione della vita virtuosa sociale (LG 36c) secondo la legge naturale accessibile a tutti, purché siano di buona volontà. Facciamo volentieri del nostro meglio per essere guide vere, buone, umili e sicure di noi stessi e del prossimo che ci viene affidato. 

Puntiamo responsabilmente alla meta della nostra santificazione nel costante servizio per l’edificazione “di un mondo a misura d’uomo e secondo il piano di Dio”, la nuova Civiltà, una nuova Cristianità. Ci esercitiamo con fiducia e amore nell’imitazione di Cristo, nostro Re e Signore crocifisso e glorioso, alla scuola della Beata Vergine Madre di Dio e Madre nostra Maria con il vivo desiderio di preparare, secondo la sua promessa, le condizioni necessarie per il trionfo del suo Cuore Immacolato.

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA



































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