Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. (Lc 10,1-9)
La liturgia propone questo passo del Vangelo perché, secondo un’antica tradizione, Luca, il terzo evangelista, di cui oggi si celebra la festa, era uno dei settantadue discepoli inviati da Nostro Signore in missione. Le istruzioni che Egli consegna a quei generosi missionari valgono anche per noi. Anzitutto, la finalità è chiara: annunciare la venuta del Regno di Dio, che, nella predicazione del Signore espressa originalmente con questa espressione, è il Mistero dell’Incarnazione e, dunque, la vera religione. Questa finalità ha ispirato innumerevoli schiere di uomini e donne nel corso dei secoli. Non pochi di loro hanno versato il sangue per la fedeltà a questa missione. Tutti hanno dedicato gli anni più belli della loro vita a questa vocazione. Se un tempo, la missione era intesa soprattutto come missio ad gentes, oggi, nel mondo secolarizzato, è anche destinata agli ambienti ove il Vangelo è sconosciuto o è stato bandito, soprattutto il mondo della cultura, come ricordò San Giovanni Paolo II nella sua enciclica Redemptoris Missio. In secondo luogo, attraverso l’immagine degli agnelli tra i lupi, Nostro Signore non illude i suoi discepoli: il mondo è sotto il dominio, per quanto provvisorio, del maligno che provoca indifferenza e ostilità verso i portatori del messaggio evangelico. La mitezza degli agnelli, però, consente di passare sovranamente anche in mezzo al “fuoco nemico” conservando la pace e la bontà. Un terzo messaggio proviene dal discorso missionario del Signore: la fiducia non va riposta non tanto nei mezzi umani, che pure vanno ricercati per lo svolgimento della missione. Se non nei mezzi umani, la fiducia del missionario è alimentata da un’altra sorgente: le ispirazioni dello Spirito Santo, la sua assistenza, il suo lavorìo interiore nelle anime dei destinatari. Un campo immenso è aperto agli apostoli della Controrivoluzione: entriamo nella messe del Signore perché ci è stato il privilegio di servire come operai.
